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giovedì 21 maggio 2009

L'ANALISTA poesia di Alda Merini

Dammi in mano la tua anima
che io non amerò mai
e io ne farò la putredine della mia intelligenza.
Non posso amarti e non voglio
ma ho bisogno,
ho maledettamente bisogno
di orpelli per il mio genio.
La tua figura mi piace
e mi dà leggermente sui nervi.
Sei prigionera di una strana salute
che io chiamo follia.
E se non la chiamassi follia
crollerebbe il mio impero.
Noi siamo religiosi,
da anni abbiamo un credo
che non è di nessuno.
Avevamo notato tutti
che la follia è una strana nebbia di dolore
ma che non è dolore vero.
E` un dolore acquisito:
è il morbo dell'abbandono.
Io non ti prometto niente
perchè se no sfrutterei il mio credo,
e ti do ragione.
Questo è il mio punto di attacco:
il cliente ha sempre ragione,
come dice il barista.
E dal momento che ti do ragione,
tu sei mia.
Ti colorerò in tutti i modi a mio piacere
anche perchè sempre
nel momento stesso
che tu sei sull'orlo della verità
io ti congedo
perchè scatta l'orario della visita.
Tu sei sempre sul punto di capire qualcosa
ma non lo capirai mai
perchè non l'ho capito nemmeno io.
E a questo punto ti lascio, cara.
Ci vediamo giovedì venturo,
dopo la Pasqua,
tempo permettendo.

ALDA MERINI

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