regala Libri Acquaviva

regala Libri Acquaviva
CHARLES BUKOWSKI, Tubinga, MARC CHAGALL, Milano, ALDA MERINI, Grecia, Utopia, ROMANZI, Acquaviva delle Fonti, RACCONTI CONTADINI, America, POESIE, ERNST BLOCH, Sogni, Gatti Pazzi, Spinoza, FEDOR DOSTOEVSKIJ, ITALIA, New York, FEDERICO FELLINI, Poesie di Natale

venerdì 16 luglio 2010

Cara Manu, siamo qui, è già qualcosa...

... scusami se ti rispondo con il blog, ma finchè cerco la tua e-mail, vado sulla mia casella postale e ti scrivo, con il rischio tutto reale di perdere alla fine la lettera perchè spingo il bottone sbagliato... ti scrivo da qui, RADIO SOLDATO ROCK, e buonanotte al secchio. Tanto non ci conosciamo che per rapporti di rete (web), chissà che possono pensare gli altri... e allora tutte le cose che ti posso scrivere penso che le possono leggere tutti... quei 4 gatti che vengono a curiosare da queste parti... ma comunque a me carissimi... come d'altronde tutti i gatti di mia conoscenza...
Comunque non si campa molto bene se si vive solo con romanzi e poesie, è la vita che possono fare i monaci zen, l'ho detto tante volte nei miei racconti... ma dopotutto come si fa a non dar retta a una vocazione che ti sale fin dalle fondamenta del tuo esistere al mondo?... lo fai perchè non puoi fare altro... è praticamente impossibile... ed è questo che differenzia secondo me gli scrittori professionisti da quelli domenicali, perchè al lunedì devono andare in banca a lavorare...
La scrittura è una scelta di vita, e a lei non puoi anteporre nulla, oltre la vita naturalmente, ma per quegli scrittori di cui parlo io non c'è assolutamente differenza tra scrittura e vita... ma queste son cose che nemmeno gli addetti ai lavori capiscono... figuriamoci gli altri... che sono ancora più all'oscuro di tutto...
Anche scrittori più in vista di me e naturalmente più famosi di me, molto più famosi di me, non è che se la passino meglio, se non hanno già del loro e che quindi ciò li possa far stare più tranquilli da questo versante... Ma tutti coloro che si mettono in testa di far gli scrittori e poi camparci sopra non sanno che li aspettano anni e anni di lavoro e magari la maledetta fortuna va a benedire qualcuno che ha scritto la prima cazzata che gli è passata per la mente e che tutto voleva fare nella vita tranne che di mettersi a fare lo scrittore... Tutto ciò è insondabile e allora la "mercede" lo scrittore deve essere capace di trovarsela da solo, perchè gli altri non è che stanno aspettando te come il novello Ezra Pound... anzi tutt'all'opposto...
Una volta un editore grande di Milano, ti parlo ormai di 30 anni fa, mi disse: "Anche se fossi Dostoevskij e ci portassi I FRATELLI KARAMAZOV noi non ti pubblicheremmo perchè il tuo nome non dice niente a nessuno":
Io pensai: "Per me è finita". Almeno come scrittore era davvero così, se poi tu pensi che per me la scrittura era ed è la stessa mia vita, puoi immaginare che colpo tremendo fu per me. Prima almeno mi leggevano, non mi pubblicavano ma almeno alimentavano la mia speranza. Ma in effetti mi mantenevano in cottura senza in effetti volerci fare nulla con le mie cose. Anche ora fanno così, ogni tanto si fanno vivi ma poi spariscono, come i fantasmi.
Loro forse pensano: "Non è che questo coglione diventa così forte che poi ci sputtana? Meglio tenerselo buono allora con qualche generico riconoscimento".
Ma io me ne fotto, che mi frega?
Al tempo frequentavo l'Università Statale, facoltà di Filosofia, gloriosa e potente una volta, ora non so, è da tanti anni che non ci metto più piede... e a un corso su Jean-Paul Sartre sentii questa frasetta: "Fare e facendo farsi": Dove naturalmente si parlava del fare della vita, non della droga. Ebbene quella fu la scintilla che mi accese la mia stessa anima.
"E' fatta, pensai. Grazie, caro Maestro Jean-Paul, sei davvero un grande".
Così mi dissi: "Se voglio davvero fare lo scrittore devo imparare allo stesso tempo a fare i libri". Perchè infatti aspettare che altri facciano le cose che tu stesso puoi fare senza chiedere il loro, a volte impossibile, beneplacito?
Così ho cominciato a farmi da solo i miei stessi libri. Certo ho scelto la strada più lunga e più difficile, ma è la MIA strada, ed è il nocciolo della filosofia di Sartre. "Ognuno è condannato a essere libero". Ma per me la libertà non è una condanna, è una prova di forza con me stesso e con nessun'altro. E' comunque bello e esaltante, non conti niente ma sei un uomo libero che scrive in piena libertà, senza mai rendere conto a nessuno se non alla tua stessa coscienza e al tuo ridicolo demone interiore... Ridicolo perchè a me fa ridere molto...
Sono andato forse completamente fuori tema, ma credo di essermi conquistato con gli anni uno stuolo di lettori che con la loro fedeltà e la loro intelligenza garantiscono che uno scrittore underground e outsider come me, continui il suo lavoro più o meno decentemente... e con alquanta dignità...
Dopotutto dicevano gli antichi filosofi orientali che l'Arte è ZEN, cioè un dono... e chi vive per essa lo stesso Apollo in persona non permette che rimanga senza mezzi di sostentamento, dicevano quegli altri matti che erano gli antichi Greci...
Fuori tema dicevo... perchè ieri ho incontrato un mio vecchio caro amico, Celestino, con i capelli tutti bianchi, ma invecchiato per niente, ora fa, ormai da tantissimi anni, lo psicoanalista, e mi ha detto, davanti a due CERES, seduti a un tavolo di chiosco volante di Parco Sempione: "Caro Joseph, ma lo sai che ora anche se lo stesso Freud scrivesse uno dei suoi famosissimi resoconti di casi clinici, non glieli pubblicherebbero nemmeno se andasse armato di pistola?".
"Perchè?", gli ho chiesto io:
"Ora vogliono solo resoconti oggettivi, non è ammessa nessuna forma di carattere narrativo", mi ha detto lui.
"Mi sa che sono gli stessi che dirigono le case editrici, ma con l'aggravante che questi fessi vogliono solo resoconti di carattere economico, e se l'ODISSEA non vende son capaci di bocciare pure Omero", ho detto io.
Ci siamo fatti una bella risata, e lui mi ha offerto metà del suo panino con la salsiccia e i crauti. Prima non l'avevo voluto.
Poi, mi ha offerto anche un concerto all'Arena, una sua amica gliela aveva data buca, e siamo andati a sentirci qualche bel pezzo di Mark Knopfler, anche lui ormai con i capelli tutti bianchi. Poi il concerto mi ha fatto troppa tristezza, mi ricordavano quelle canzoni fatti e avventure di ben 30 anni fa e allora ho salutato il mio amico psicoanalista e me ne sono andato a passeggiare per i viali ormai oscuri di Parco Sempione. E non ci crederai: mi sono sentito grande e felice a camminare spensierato per il parco, il vento portava fino a me la musica, avendo come colonna sonora nientemeno che gli svisi e i ghirigori rock del grande chitarrista dei Dire Straits.
Mi son detto: "Che grande e strana città Milano, te ne vai per conto tuo al parco e suona per te il mitico Mark Knopfler".
Io, fosse per me, darei un gran bel calcio nel culo a chi sostiene che Milano è solo una città di merda. Gente da niente, che sputa pure nel piatto dove mangia. Per me non è che a Milano non ci sia merda, come d'altronde dappertutto nel mondo, ma Milano è anche una bellissima e forte città che permette pure a uno scalcagnato e povero autore come me di essere nientemeno scrittore di professione, senza avere nè santi in paradiso nè diavoli all'inferno che lo aiutino nemmeno per sbaglio...
E con questo credo, come al solito, di aver scritto troppo ma in compenso ho, in un certo qual modo, risposto al tuo messaggio sul mio blog.
Grazie di avermi scritto
e spero di non averti dato noia
con questa strampalata lettera alla blogger.
Tanti cari saluti
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo

p.s. ah, dimenticavo: non scordarti di farmi un pò di pubblicità tra i tuoi amici dei miei libri Acquaviva, Acquaviva dal nome del mio paese natale di contadini, io campo infatti di caro potente passaparola.
CIAO! ALLA PROSSIMA!
Stai bene!
J.

3 commenti:

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

I am one of the "4 gatti che vengono a curiosare". miao. secondo me la scrittura è una dannata condanna. Io vorrei liberarmene per sempre, vorrei stare un giorno senza scrivere una parola, vorrei pensare senza farmi prendere dall'ansia di mettere su carta tutti i miei pensieri. Vorrei smetterla di rendere pubblica la mia vita privata, vorrei piantarla di consumare l'inchiostro delle dannate penne. Invece sono schiava delle mie parole... le sogno la notte, mi raccontano, mi danzano davanti agli occhi e non smettono di tremare finchè non le acchiappo. Sono completamente schiava di questo Sistema. Mi chiedo se mai riuscirò a riscattare la mia libertà... forse continuando a scrivere.

Anselmo ha detto...

Anch'io sono uno dei quattro gatti, anche se da poco.
Lettera bellissima, davvero molto bella per chi ha la passione di scrivere. Mi ha fatto pensare a due cose: alla canzone "Parco sempione" degli Elio e le storie tese, e che mi piacerebbe un giorno scrivere davvero qualcosa di serio, chessò tipo un romanzo, anche corto. E pubblicarmelo come ha fatto lei. È una gran bella realtà.
Complimenti per tutto!

Unknown ha detto...

Con grande grandissimo ritardo, seppur l'abbia letta con piacere a luglio, caro Giuseppe, grazie di cuore per questa bellissima lettera. A luglio mi fece un po' incazzare, non so neanche bene perchè, ma rileggendola ora, bhè, credo che presto meriti una bella risposta sul mio BHO...BLOG. Un abbraccio, Manuela