regala Libri Acquaviva

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CHARLES BUKOWSKI, Tubinga, MARC CHAGALL, Milano, ALDA MERINI, Grecia, Utopia, ROMANZI, Acquaviva delle Fonti, RACCONTI CONTADINI, America, POESIE, ERNST BLOCH, Sogni, Gatti Pazzi, Spinoza, FEDOR DOSTOEVSKIJ, ITALIA, New York, FEDERICO FELLINI, Poesie di Natale

giovedì 29 settembre 2011

SALINGER IN CITTA' poesia di gd angelillo

Camminando nella giungla della metropoli,
con auto al fosforo,
i matti dei liquori bollenti,
negozi laccati d'oro in via della Spiga,
etere allucinate e ben truccate
agli ingressi delle belle botteghe,
lo sguardo perso e il telefonino rovente,
vite di vino e tabacco lungo i viali della perfezione,
un pò immobili, un pò in attesa di essere finalmente rapite,
solitudini malate di testa,
e tram, strisce pedonali, motori pestiferi,
macchine saettanti,
mendicanti, modelle, ladroni, ricconi,
la perfetta camera a gas della bocca dello squalo del locomotore d'Europa
lanciato a folle velocità
tra le nostre teste d'uovo.
La mia nave di fantasmi ha una ciurma
di poesie fallite però,
difficile arrivare a urlare in TV
il mio sorriso di matto in incognito.
Camminando, camminando, camminando
nella giungla infinita di questa metropoli
di prima mattina,
per vicoli, spiazzali appena lavati,
pietre antiche,
guardie sospettose in servizio di ricognizione diurna,
caccia bombardieri in rimessa, là in fondo al fodero,
sogni appena in piedi,
cuori alla ricerca,
secoli chiazzati di grano e monete
lungo i tracciati delle modernissime radio.
Io vado comunque, rivoltato all'infuori,
come un pesce volante
nel suo oceano di polvere e fretta,
con anch'io un bicchierino di liquore bollente
nella pancia,
i miei fantasmi hanno sciolto tutte le vele di maestra stamattina e sono andato,
a piazzare qualche mio libro fallito
in uno di quei solitari monasteri
con qualche eremita matto come me dentro...
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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mercoledì 28 settembre 2011

VECCHIO CONSIGLIO poesia di Herman Melville

Esci dal Golden Gate,
doppia l'Horn con i controvelacci,
spiega le vele di maestra prima o poi.
Ma non esaltarti troppo, fratello.
"Tutti a salvare la nave!",
ha fatto saltar su chi dormiva.
HERMAN MELVILLE
"Pezzi di mare"
poesie
ACQUAVIVA
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lunedì 19 settembre 2011

LA SEDIA di gd angelillo

Mi hanno rubato la sedia. Ora sono rimasto senza sedia. Qualche mascalzone mi ha rubato la sedia e ora ne son rimasto senza. Un farabutto se l'è presa, probabilmente un tipo con due culi, praticamente un  mostro. Altrimenti che altro buon motivo avrebbe potuto mai avere? Ognuno di noi nasce con la sua sedia di diritto, se qualcuno la ruba ciò significa solo una cosa: che oltre la sua ha bisogno di un'altra per il buon motivo che ha due culi. Ma ammettiamolo pure, va bene hai due culi, ma perchè non ti fai bastare la sola tua sedia? Perchè devi privare un uomo della sua sola e unica sedia? E' palesemente un sopruso. Ma una persona con due culi è pure una persona predisposta al sopruso. Ma io aspetterò, aspetterò che la sedia torni da sola a me, suo unico e legittimo proprietario. Forse che una persona cui hanno rubato la sedia è predisposta già di suo a subire soprusi? Questo può essere, ma io nondimeno aspetterò che torni la mia persona per partire alla ricerca della mia legittima sedia. Ma d'altronde se sono riusciti a prendermi la persona che senso ha preoccuparsi della sedia? Quasi quasi lascio perdere...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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martedì 13 settembre 2011

IL PROFESSOR FANTOZZI di g. d'ambrosio angelillo

Il professor Fantozzi era un professore perchè non sapeva fare niente. Non sapeva naturalmente nemmeno fare il professore così disse: "Che bel mestiere fare il professore, si può fare anche senza sapere un bel niente!"
Il professor Fantozzi è una persona superiore, così superiore che può fare a meno di tutto, soprattutto di sapere qualcosa della materia che deve insegnare.
Il professor Fantozzi è sempre in vacanza, per questo  porta le mutande da bagno sotto, si crede sempre al mare.
Se il professor Fantozzi insegna italiano dice:
"Scrivete pure come vi pare, tanto chi vi leggerà mai? Io no di sicuro".
Se il professor Fantozzi insegna scienze dice: "Quel che è scientifico oggi domani sarà una gran balla, quindi datevi pure all'ippica!"
Se il professor Fantozzi insegna filosofia dice:  "Se Hegel fosse stato davvero un filosofo non si sarebbe beccato il colera, quindi se nemmeno Hegel è riuscito davvero a essere un filosofo davvero credete di riuscirvi voi che siete somari di montagna? Così è meglio che giocate a ramino".
Se il professor Fantozzi insegna economia dice: "Attenti alla vostra borsa! Siete così babbei che chiunque ve la potrebbe rubare".
Se il professor Fantozzi insegna matematica dice: "Già solo il numero 1 è un mistero assoluto figuriamoci il 2. Così andate a casa in pace con voi stessi e con il mondo nella vostra santa ignoranza!"
Quando alla fine dell'anno ci sono gli scrutinii e gli esami il professor Fantozzi boccia tutti perchè in fin dei conti spera che la sua scuola sia votata all'estinzione.
Ma poi ci ripensa e si pente: "Però se erano ignoranti come me potevo pure promuoverli... ma no! non può assolutamente essere: solo io sono il più ignorante di tutti quindi è stato oltremodo giusto bocciarli su tutta la linea! Ma se puta caso qualcuno m'è sfuggito ed è stato promosso e volesse davvero far progressi nella vita gli auguro di tutto cuore di fare il professore, così se ne starà senza fare un cazzo per il resto della sua vita facendo in compenso finta di reggere sulle sue sole spalle tutta quanta la società e tutto quanto il mondo, TZE'!"
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

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venerdì 9 settembre 2011

IL TRENO DELLA POESIA di g. d'ambrosio angelillo

La Poesia mi ha fatto prendere una volta un treno di nome Fantasia e da quel giorno non ne sono più sceso. Per paura di perderlo non ne sono più sceso e viaggio e continuo sempre a viaggiare. Tante città, tante storie, tanta gente. Tanto il mio paese me lo porto sempre nel cuore e di lì non s'è più mai mosso.
Si va sempre in giro sia di giorno che di notte (di notte però di più). Comunque i miei racconti son riuscito sempre a piazzarli.
"Un'altra risata, marinaio... un altro bozzetto, poi vattene pure verso il tuo infame destino..."
Quando tutti finalmente se ne vanno rimango da solo, di una balorda solitudine ghiacciata e son ben conciato.
Tutti allora che se ne corrono verso i fatti loro con quelle loro macchine lussuose e superveloci, verso il denaro, verso il perverso piacere...
"Alla prossima, D'Ambrosio, maledetto... Tre soldi te li abbiamo dati, lo sappiamo che te li farai bastare e anche avanzare, così non lamentarti mai eccessivamente, non ne hai il ben donde..."
"Ma che dite, cari amici... lo so che vi devo ringraziare, ma il culo per favore andate a farvelo leccare da qualche altra parte..."
"Alla malora... fatti pagare da altri fessi la prossima volta..."
"Sarà premura mia, non ve ne preoccupate... la Poesia è pure una gran brutta bestia a volte..."
"Addio... Addio... dannata lana..."
La Poesia ti fa cornuto con chicchesia in sovrappiù... I miei vecchi giornali, i miei ideali sott'aceto ma ancora proprio per questo ben forti...
Mi faccio un giro intorno con gli occhi stralunati e riprendo il viaggio...
In tasca la mia solita povertà, con me un ricordo già scassato... Solo come sempre...
E salto in groppa sul solito treno e m'avventuro...
Quante stazioni, quanti chilometri, quanti giri del mondo in mongolfiera.
L'andare ha il suo bel piacere anca lu...
Ma poi di solito mi ritrovo a casa nella mia bella Milanon Milanina... una dannata metropoli come me, con milioni di dannati come me, strepitosa davvero con i suoi viali sempre così incasinati, con le sue lune enormi illuminate e fuori di testa, con le sue case così imbottite di follia e di pasta scotta, le sue strade perennemente intasate di incubi e frenesie... Così tanti sperduti, così tanti ordinati allo stesso tempo...
La metropoli che non dorme mai, lo sguardo in continua allucinazione... Folli in disuso, allegroni, mezzi ubriachi...
Il treno arriva e ancora una volta si scende. In piena notte, in piena silenziosa sempreviva Poesia...
Il mattino s'avvicina a passi svelti... che pazzi coloro che decidono di scrivere e di amare le donne con questa assurda poesia...
Che pazzi gli uomini che leggono e che decidono di amare le donne soltanto a parole...
Mentre al contrario tutt'intorno la lussuria vortica senza mai fermarsi... alle scarne lampade dei veri scrittori della vita vera, coloro che davvero la vivono, fottendosene altamente di tutti gli altri...
Intanto gli onesti dormono lasciando agli altri tutti i pesci e le pescioline dello stagno e dell'acquario...
I poeti d'altronde sono davvero come quegli ubriaconi che s'abbracciano a un lampione e l'amano alla follia credendolo una bellissima signorina, così bella da passarci tutta la notte aggrappati al suo cuore così freddo...
Agli incroci, nelle piazze vanno poi radunandosi tutti gli imbrattacarte e si fanno un giaciglio con le loro cartacce e là s'addormentano recitandosele l'uno con l'altro, al mattino arrivano gli spazzini, li svegliano malamente prendendoli a calci nel culo, e ramazzano finalmente le infide prose e la malnata poesia nei bidoni della spazzatura.
"Andate a casa, vagabondi, andate a scaldarvi il culo alla stazione... Maledetti barboni scansafatiche, a chi volete prendere per il culo con questi arzigogolati cartoni..."
Gli spazzini del comune al mattino sono i più severi e intrasigenti critici letterari di questo mondo...
Ma il treno della Fantasia è ancora là, sul binario di partenza, il Poeti ci saltano su e riprendono il loro folle viaggio...
E io con loro perchè sempre così mi ha detto il cuore...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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(foto di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo a 18 anni, estate 1974,
poco prima di partire per l'Accademia Aeronautica (vedi "IL MEDIANO NELLA BIRRA")
negli anni dei suoi primi romanzi...)

GIUSEPPE D'AMBROSIO al suo corso su DOSTOEVSKIJ tenuto a Milano

disegno dal vivo
di un mio allievo
al corso su DOSTOEVSKIJ
da me tenuto a Milano
dall'ottobre 1992
al maggio 1996
presso l'Associazione Culturale
"Punto Rosso".
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DOSTOEVSKIJ di gd angelillo

Ci comportiamo tutti come esseri molto comuni eppure proprio nel nostro essere così normali si nasconde perfettamente sia il miracolo dell'esistenza umana che la sua più infame abiezione. Siamo tutti uguali e ciascuno può fare di tutto, anche il più scialbo e il più inconsinstente tra di noi, tutto dipende dalla nostra stessa libertà e dalla nostra più intima decisione. Dio è indifferente al nostro destino, come pure il demonio. La lotta è con noi stessi che l'ingaggiamo, e se in noi vince Dio o il demonio dipende solamente dalla nostra volontà e dall'efficacia della nostra azione, direttamente discendente dalla nostra determinazione nell'infinito campo di battaglia che è la nostra stessa anima.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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Luca Gandolfi ANNA E ALTRI SPETTRI MENEGHINI racconti ACQUAVIVA

racconti underground milanesi
dello scrittore Luca Gandolfi
pubblicato nel settembre 1993.
pagine 98
illustrato.
ogni copia rilegata a mano.
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Luca Gandolfi SOGNI IN PRIMA PAGINA romanzo ACQUAVIVA

romanzo di Luca Gandolfi
pubblicato nel 1994.
Le avventure di un giovane scrittore
per arrivare alla stampa del suo primo libro.
pagine 269
illustrato
ogni copia rilegata a mano.
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G. D'Ambrosio Angelillo DESIREE romanzo ACQUAVIVA

romanzo scritto e pubblicato nel 1985.
racconta di Aldo Settecervelli e della sua banda a Milano alla fine degli anni '70.
pagine 263
ogni copia rilegata a mano.
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ERNST BLOCH Addio all'Utopia? ACQUAVIVA

"Addio all'Utopia": comunque ci vuole un punto di domanda. Questa allora è una domanda emozionante che implica una certa curiosità, contenendo e presupponendo diversi concetti e aspetti a proposito di utopia. Nel senso più accessibile, dunque principalmente, l'Utopia è completamente fraintesa o non riconosciuta. Si vuole intendere che l'Utopia sia solo una chiacchera, che comunque non si avvererà, che si situa nel futuro, in un brutto imprevedibile tipo di futuro, forse anche in un futuro buono, a seconda del contenuto, e ciò proprio in questo caso, comunque sempre non raggiungibile e davvero indiscutibile per una persona sana di mente...
ERNST BLOCH
(pubblicazione del 1995
a cura di G. D'Ambrosio Angelillo)
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GIUSEPPE D'AMBROSIO A 9 ANNI

foto a scuola del febbraio 1965.
frequentavo la IV elementare
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FOTO DI CLASSE SCUOLA ELEMENTARE 1965-66 DI VIA BARI DI ACQUAVIVA

Classe V della Scuola Elementare
di via Bari
di Acquaviva delle Fonti
anno 1965-66,
maestro Clemente Quatraro.
Io sono il primo in alto
proprio accanto alla destra del Maestro.
(molti dei fatti di quegli anni
che riguardano anche i miei compagni di classe li racconto nel mio romanzo
"SOLDATO ROCK", ancora inedito,
di prossima pubblicazione
presso la Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA.
"Soldato" rimanda alla disciplina e al rigore
che ogni scrittore volontariamente si autoimpone per la composizione della sua opera,
"Rock" invece rimanda alla libertà e alla libera fantasia insita nella sua stessa scrittura).
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giovedì 8 settembre 2011

IL MONDO ONIRICO DENTRO DI NOI di gd angelillo

Il mondo onirico dentro di noi credo che si porti per intero la memoria completa della nostra vita, futuro compreso. Il sogno è la chiave per arrivare al nocciolo duro della cruda verità che riguarda noi stessi. La letteratura in fin dei conti non è altro che la carovana dei sogni dell'intera umanità. L'arte è anche un sogno grandioso. L'uomo in definitiva ha sempre bisogno, ma il suo bisogno più grande è quello dell'infinito, e questo è un bisogno impossibile. Il sogno è l'unico contatto possibile con l'infinito. L'infinito che noi stessi siamo.
L'infinito che noi stessi siamo tutti insieme, attraverso il sogno dell'arte e della letteratura.
Bisognerebbe saperne di più dei sogni, e non in senso freudiano ma in senso esistenziale.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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IL GATTO INDECISO di gd angelillo

C'era una volta un gatto che aveva sempre il frigorifero pieno, era così pieno che era diventato un gatto eternamente indeciso.
"Cosa mangio oggi? Pesce, carne o dolcetti?", così si chiedeva sempre senza mai sapere bene del tutto che pesci prendere, che carne sbafarsi e che dolcetti sgranocchiarsi. Nell'eterna indecisione si mangiava tutto quanto e buonanotte al secchio! Così quel gatto oltre che indeciso diventò pure un bel grassone.
Ma passa il tempo, passa il tempo, passa il tempo e sia l'indecisione che il grasso aumentarono così a dismisura che il gatto smise addirittura di essere gatto e diventò solo un grassone indeciso, ma così indeciso e così grassone che lo stesso frigorifero non gli bastò più e decise di partire e di cambiare aria. Ma era ormai troppo tardi: nell'eterna indecisione aveva scordato perfino cosa poteva mai mettersi a cercare di nuovo e nel grasso infinito il suo cervello era diventato così piccolo che in definitiva era sparito del tutto.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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martedì 6 settembre 2011

L'UOMO CHE SI FECE POMODORO PER AMORE DI MONICA BELLUCCI di gd angelillo

C'era una volta un uomo che voleva conoscere Monica Bellucci, ma naturalmente era una cosa molto difficile. Così quest'uomo molto bislacco decise di diventare un pomodoro e di andare a spremersi in una passata di un'industria conserviera, cosa che effettivamente accadde. E cosa ancora più strana fu che l'uomo trasformato in pomodoro e passato in un sugo in bottiglia dall'industria conserviera andò a finire in un barattolo che effettivamente fu comprato da un impresario cinematografico per una scena di film dove la bellissima Monica Bellucci doveva recitare una scena in cui avrebbe versato il sugo di pomodoro, dove si trovava quest'uomo strano, su un piatto di spaghetti. Cosa che strabiliantemente avvenne, ma avvenne pure che sia il sugo che gli spaghetti facevano così schifo che la bella Monica non ci pensò manco per anticamera di mangiarseli e così il tutto alla fine della scena fu buttato ignominiosamente nella spazzatura, roba che fece schifo persino ai rifiuti maleodoranti che già si trovavano costà. Accadde così che quell'uomo pazzo che si trasformò in pomodoro conobbe sì la sua amata diva Monica Bellucci ma se ne fece così tanto che finì ingloriosamente nella discarica senza aver modo nemmeno di raccontare a nessuno la sua ardua e sconclusionata impresa.
Questa storia è scritta a edificazione di coloro che passano l'intera loro vita a correre  da cani dietro all'uccello che vola senza che mai riescano ad acchiapparlo, perdendoci sempre i passi, le parole e i sospiri, e qualche volta perfino tutta la loro scriteriata esistenza.
G.D. ANGELILLO
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