regala Libri Acquaviva

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CHARLES BUKOWSKI, Tubinga, MARC CHAGALL, Milano, ALDA MERINI, Grecia, Utopia, ROMANZI, Acquaviva delle Fonti, RACCONTI CONTADINI, America, POESIE, ERNST BLOCH, Sogni, Gatti Pazzi, Spinoza, FEDOR DOSTOEVSKIJ, ITALIA, New York, FEDERICO FELLINI, Poesie di Natale

venerdì 31 agosto 2012

L'EROE

il tempo dell'eroe
è un'eternità di coraggio,
un mare che si muove con il cielo,
e non lascia a terra l'amico
nemmeno se è morto.
il nemico non può avere il piglio
di saltare sulla nostra anima.
g. d'ambrosio angelillo

IL CAMPIONE SI BEVE 9 BICCHIERI DI CHAMPAGNE

si parla
si parla
denaro
denaro
denaro
oro
oro
crisi
crisi

non diventeremo mai celebri noi
che ce ne andiamo
con questo papavero
per cravatta,
con questo secchio di giocattoli
per bambini
pieno di colori
di campane che suonano a festa.
l'orologio è cieco
e il paese è muto.
ce ne andremo sempre noi
con questa misera giacchetta
di sogni annacquati,
con questa bottiglia di vino
in mano
che non fa ridere proprio nessuno.
siamo liberi,
con un cielo in una tasca
un mare nel cuore
e una terra stretta nella mano
per ricordarci sempre
che proprio tutti a questo mondo
non si vale proprio nulla...
eppure...

si dice
si dice
si parla 
si parla
denaro
denaro
uova d'oro
uova d'oro
crisi
crisi
crisi
crisi

e chissà perchè non piove mai
e quando piove è sempre un uragano...
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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LUNA PIENA DI DESIDERI A CUI NULLA IMPORTA

un bicchiere di vino
e un pezzo di pane,
e la moneta d'oro
del pensiero di farcela.
l'ipnosi della trottola del mondo
ci fa girare la testa a tutti,
ma qui c'è un ghiaccio
che ci taglia gli sguardi,
io per conto mio
mi farei una poltrona
con una foglia che cade
e lì mi metterei a ridere
per questo ingorgo di desideri
che ci portano tutti sulla luna
ma con un cuore
che si è stancato di ogni cosa.
g. d'ambrosio angelillo
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AMORE NIENTE

offro miele
in bicchieri di speciale caffè,
e i dolcetti assortiti
serviti sui speciali vassoi di quelli là.
perchè tutti sono a gironzolare
sulle ragnatele erotiche
del proprio genio fantasticato,
quel matto rintronato
che fa sempre la stessa cosa
con chiunque incontri:
botte da orbi
schiaffi
e acqua falsa in testa.
passi senza senso
che fan comunque parte
di quella grandiosa parata
che si chiama piacere.
g. d'ambrosio angelillo
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IL PRIMO MATTINO DEL POETA RILKE

nuovi cammini
e muse sorridenti,
a questo compleanno
me li son ripromessi.
libri incollati
con la resina del primo mattino,
quando il sale della notte
è stato tutto macinato
e buttato all'indietro
di tutti gli incroci,
quelli che portano 
senza sbagliare
di un fiato
alle stesse rovine
della nostra anima pinzata
sull'ultima riga.
g. d'ambrosio angelillo
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo LA VERITA' SUL PARADISO saggio ACQUAVIVA

saggio sulla natura reale
della nostra possibile felicità.
prima edizione del settembre 1996
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giovedì 30 agosto 2012

LOS ANGELES

neve e deserto,
cazzotti da mettere in frigo,
la città come una salsiccia calda
da mettere in mezzo a un panino
e andare a affumicarsi
in qualche angolo fuori mano,
come un pezzo di prosciutto qualsiasi.
g. d'ambrosio angelillo
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ISAAC BASHEVIS SINGER

la voce dei ricordi
che mai può rimanere senza parole
perchè si ritorna sempre allo stesso vetro,
dove dietro quel fuoco
brucia comunque la nostra prima mela.
quella stoffa di ragazza caduta per terra
sul pavimento di quell'inferno
che voleva rubarci a questo mondo.
e in quel pozzo caddero quasi tutti,
tranne qualche sognatore,
qualche bambino
e questo cielo azzurro
che come noi vede
e sempre ricorda tutto.
g. d'ambrosio angelillo
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CONTADINI

il vignaiuolo dal volto di pietra 
che il sole si mangia
con le bastonate degli anni
sopra gli anni,
con il vento
l'estate
e la neve
sempre nei campi,
con le sue mani di essere primordiale,
quando ancora tutti i miti
dovevano essere gettati a volare 
nell'aria del mattino
per vedere fin dove mai
potevano arrivare le radici
di questi uomini senza tempo,
forgiati dai fulmini
plasmati dai geli
e dai caldi torridi
di qualsiasi voglia matta
di madrenatura.
mentre tutti noi mangiamo
dei frutti del vasto mondo
e fumando una sigaretta
seduti a una poltrona
non pensiamo proprio a niente.
g. d'ambrosio angelillo
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PRESSO UN VULCANO DI UVE UBRIACHE

anche tu, mia cara,
mi osservi nel mio vulcano 
di uve ubriache,
dove guerrieri greci
salpano
per quella briciola di libertà
che tutti chiamano
ansia di madrepatria.
ma le mani son brevi
e i ginocchi feriti,
la mazza di comando del ribelle
è solo una misera bacchetta di tamburo
lisa e malridotta
che batte e batte
sui passi di tre mesi di cammino
finchè si trova un forziere
da dove esce un immane esercito
di barbari.
g. d'ambrosio angelillo
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FANTASMA D'AMORE

il sole che ti manca
ti racconta l'ombra 
che si siede sul tuo tavolo
e ti offre da bere il nulla.
questa è la vita quasi sempre.
il cannone puntato
e tutti i soldati a partire per il fronte,
il serpente che si mangia la terra
sotto i tuoi stessi piedi.
e sale la visione
fino a offrirti
tutti gli splendori delle stelle.
g. d'ambrosio angelillo
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lunedì 27 agosto 2012

IMPAZZIMENTO DI TRISTEZZA D'AMORE (a mia madre Antonietta)





Iie stoggh semp a chiang
e tu na 'm sint.
Iaprch port
e achiudch armad
e tu na ste a 'nsciun vann.
Iess sc'chitt na negghia gnor
ca arret 'm fesc chiang.

Ma nan t'navvirt
ca nu'alt picch
e m scatt la cap?
Nan t'avvirt
ca nu'alt picch
e m n voggh o mancomi?
Ste semp dè
e po na t iacch.
T sì askunnut
e trmind com a nu muert
giè chietrete.
g. d'ambrosio angelillo
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(Io sto sempre a piangere
e tu non mi senti.
Apro porte
e chiudo armadi
e tu non stai da nessuna parte.
Esce solo una nebbia nera
che di nuovo mi fa piangere.

Ma non te ne accorgi
che un altro pò
e mi scoppia la testa?
Non te ne accorgi
che un altro pò
e me ne vado al manicomio?
Stai sempre là
e poi non ti trovo.
Ti sei nascosto
e guardi come un morto
già freddo)
POESIA IN DIALETTO
DI ACQUAVIVA DELLE FONTI
con traduzione in lingua

autunno 1996, Acquaviva delle Fonti

domenica 26 agosto 2012

L'ANGELO DI MILANO

s'invola d'improvviso
in alto per le cantine
da visitare per tutta la notte.
boccali da rompere
alla salute di tutti i criminali
e di tutti i natali.
gli occhi ad appostarsi
come al solito
dietro i colonnati greci,
nei bar pieni di martelli e di vetri
a guardare come su un mare
illuminato di fanali di transatlantici.
il piccolo piatto rotondo di maccheroni
che ridono come sempre
alle canzoni delle belle ragazze
e delle balordaggini.
g. d'ambrosio angelillo
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L'IGNORANZA DELL'INFINITO DELLE NOSTRE CITTA'

immobile a fiutare l'aria
anche il cane oscuramente annusa
un infinito lì attorno.
anche il monte cerca la sua ricchezza
ma non dice mai:
"mi son finiti i soldi".
anche il contadino
saluta il giorno
e ringrazia la terra
per il suo tozzo di pane,
non qualcun'altro.
g. d'ambrosio angelillo
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IL VILLAGGIO DEGLI ARTISTI DI LONDRA

ho portato una nave carica di sabbia
una volta a Londra.
con la testa a rovescio
per almeno trovarmi una casa,
con la carta del perdente
bene in vista
per avere almeno 6 o 7 possibilità
di successo nel villaggio degli artisti.
ma nel parco delle papere
delle poetesse infelici
mi misi a camminare all'indietro
come una pietra rotolante,
di sbieco
per non dover mai affrontare di petto
nessun annuncio
di sfruttamento a tappeto.
con quella sabbia che avevo portato
mi feci un vestito elegante
per mettermi sempre a scendere
verso il fiume.
ma l'acqua era davvero tanta
e io misi la mia anima in una noce
e di notte rallentai.
sbucai in un biglietto
stretto in un pugno,
dove qualcuno ancora faceva 
del bene al suo prossimo
anche se non sapeva nemmeno
chi era
e da dove veniva.
il villaggio degli artisti
dovrebbe fondare una repubblica indipendente
un giorno o l'altro
con il beneplacito
di qualche biblioteca di filosofi
e poeti.
g. d'ambrosio angelillo
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IL GRAN CUOCO DELLA CRISI

il cuoco s'è strippato la pancia
con le sue mosse di alta cucina
e i suoi gomitoli di grasso di soldi
che non escono mai da nessun labirinto.
ma il gran coro dei leccapiedi
dice che la salute va benone:
un pò di crisi
ma solo per quei balordi
che scrivono 
e scrivono
e non hanno mai ciliege
da piazzare da nessuna parte.
così il cartone dei libri
si trasforma in un solo pesantissimo macigno
non in questo astuto salto
con un occhio a socchiudersi
per prendere bene la mira:
la corda che legherà i soliti matti
che non vogliono più spingere
il grossolano carrozzone
di questo ciclopico manicomio generale.
il cuoco intanto rimesta sereno
nel rovente pentolone
la solita sbobba dei guai 
per noi tutti
poveri cristi.
g. d'ambrosio angelillo
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IL BOTTONE DI DOSTOEVSKIJ

come sia l'essere
te lo dice la sua strada,
il vortice delle galassie
ti dice che è una storia 
abbastanza leggera.
il bottone di Dostoevskij
cadde in un parco ghiacciato
pieno di assassini.
 a Bari sono mangiati prima delle 8
per poter uscire poi più lievi.
cartoni pieni di storie erotiche
per ricordarsi l'adolescenza,
credito e debito 
che si sopportano con molta fatica.
i miei amici mi salutano dopo anni
dicendomi sempre le stesse lacrime,
ma con una panza più grossa.
i conigli sono animali stupidi
hanno solo una riproduzione
a moltiplicazione
come unica strategia di sopravvivenza
senza preoccuparsi minimamente
in che trappola vanno a ficcarsi.
in questo mondo
continuo sempre
a pettinarmi i capelli.
ora per mia fortuna
dopo 3 mesi di siccità
è in arrivo una tremenda tempesta
di poesia.
almeno spero.
g. d'ambrosio angelillo
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo LA GRANDE MILANO racconto ACQUAVIVA

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racconto del 1997

venerdì 24 agosto 2012

STORIA DEL VOCABOLARIO DI BUKOWSKI

S'è spaccata la testa il vocabolario
e i bicchieri si sono rotti 
tutti nella pancia e nel pensiero
per questi racconti metropolitani
dalle dita così forti
che hanno raccolto fortuna e sorrisi
tra le nuvole svenute di Los Angeles,
dove si urla in tutte le lingue
sui tavoli bassi
dei bar,
pieni di mosche nullafacenti
e di rose eccitate,
mentre la vita arriva
e registra indifferente
i suoi zeri
quasi invisibili
ma sempre pieni di luce.
Buk il suo vocabolario svenato
lo guarì a casa sua
con la grazia
della sua radio sempre accesa.
g. d'ambrosio angelillo
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo STORIE CONTADINE ITALIANE Acquaviva

racconti contadini
del 1997
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IL POETA INNAMORATO (racconto di Natale del 1987)


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giovedì 23 agosto 2012

MAJAKOVSKIJ HA SCRITTO AL SUO AMORE PROPRIO MENTRE LA SUA NAVE SE NE PARTE VERSO LA PARTE OPPOSTA CHISSA' PER DOVE, FORSE VERSO L'AMERICA

Cane senza cappello di paglia
siede intento sull'istante in navigazione.
Il Poeta ha scritto una lettera
al suo amore visionario,
vorrebbe vendemmiare una vigna di risate
ma invece pittura una notte di sospiri
che chissà quando passerà.
Il sogno d'amore è un soffio senza nome,
una cavalcata che mantiene
tutto il corpo proteso in avanti,
mentre tutta la strada 
scivola all'indietro,
verso l'abisso.
g. d'ambrosio angelillo
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LA NAVE MORTA

Sono stato imbarcato una volta su una nave morta. Mi avevano rubato i documenti e non potevo sbarcare che in un porto italiano, tutti gli altri paesi del mondo mi rifiutavano e mi cacciavano a calci nel culo appena mi affacciavo un palmo fuori della passarella. Trasportavamo rotoli di spesso acciaio per fare cannoni, aerei da guerra, bombe misteriose e sofisticatissime. Il cuoco era un giamaicano pazzo che ogni tanto ci cucinava un cane arrosto spacciandocelo per un capretto del Guatemala. Il mozzo, un finlandese basso, mi sfidò una volta per via di una poesia che non aveva capito. Pensava che parlavo della sua ragazza che io d'altronde manco sapevo che aveva. Fu l'unica volta della mia vita che rischiai la pelle per la letteratura, e capii immediatamente che non ne valeva assolutamente la pena.
"Te saresti Angelillo?"
"Sì, perchè?"
"Sto per cambiarti i connotati all'anagrafe".
Prese il mio libretto di mare, il passaporto e altre cartacce mie, che mi aveva sottratto lui per misteri mistici di impossibile spiegazione, e  buttò tutto in mare.
Immediatamente mi affrontò con un roncolino arrugginito di bordo.
Io pensai immediatamente che fosse diventato folle e non badai a spese. Gli mollai un calcio d'istinto che mi permise di afferrare un coltello da rancio, senza filo. Lui partì per spanciarmi ma Lotar il Maltese gli conficcò con noncuranza una forchetta nella gamba.
"Lascia stare il Maccarone Italiano", disse.
Il bassotto filò zoppicando in plancia per mettersi a guaire davanti all'infermiere russo tutti i  guai della sua vita, che erano davvero tantissimi.
   Poi scoprii che lui pensava, nella sua paranoia, che io mi ero fatto fare la corte da sua moglie, una biondina niente male e per di più ricca sfondata. Fatto sta che io non sapevo manco che esisteva.
   Ma per intanto i miei documenti se ne erano andati tra i pesci a allietare altre burocrazie di alto mare.
   Il giorno dopo il comandante, un olandese con la faccia di topo incazzato, mi fece chiamare e mi disse che avrei dovuto pagare i danni, un marinaio azzoppato e debilitato significavano un mese di navigazione senza paga. Gli risposi che per me faceva lo stesso.
"Ah, fa lo stesso? Allora aiutiamo la compagnia, due mesi senza paga".
"Fottiti, merdoso", pensai.
   Altri cinque mesi e sbarcai.
    Guadagnai 880.000 lire che alla dogana mi sequestrarono perchè di provenienza sospetta.
E mi proibirono pure di uscire dal porto.
   Saltai un muro nemmeno tanto alto e me ne andai da Marsiglia a Mentone con l'autostop. Su un autotreno di un camionista spagnolo che non spiccicò parola per tutto il viaggio.
   A Mentone passai il confine come un contrabbandiere, sulle vecchie linee di trincea della seconda guerra mondiale.
   A Ventimiglia telefonai subito a Tea, la mia vecchia fiamma tedesca che non vedevo da 8 mesi.
    "Nemmeno il tempo di dirmi ciao e già mi chiedi dei soldi?", mi disse.
    "Ho fatto una rissa a coltelli a bordo", dissi.
    "E non ti hanno ammazzato?", disse lei.
    "No", dissi io
    "Schade, disse lei, proprio un vero peccato".
g. d'ambrosio angelillo
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Joseph Roth GIOBBE romanzo ACQUAVIVA

romanzo Acquaviva
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo QUALCUNO ARRIVA CORRENDO poesie ACQUAVIVA

raccolta di poesie
del 1995
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo LA PISTOLA FINTA racconto ACQUAVIVA

racconto del 2012
basato su una storia vera
di una ventina d'anni fa.
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DOSTOEVSKIJ "Attraverso l'inferno"

Manifesto
per il secondo anno di corso
su "DOSTOEVSKIJ"
tenuto a Milano
in via Vetere
nel 1994
da 
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
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domenica 19 agosto 2012

MARE IN BURRASCA

Nessuna nazione potrà mai dominare l'Europa, perchè qui nacque una volta la libertà. Proprio in Ellade mi pare.
Nessuno mai potrà  stringere in un solo pugno tutte le strade dell'Europa, perchè qui nacque una volta l'idea. In Ellade mi sembra anche lei.
Nessun mare potrà mangiarsi tutte le navi, e le loro vele e i loro arditi voli. Azzurri, e verdi e bianchi. Proprio come il mare in tempesta qualche volta è.
Vieni pure, Barbaro,
qui potrai anche perdere 
il tuo destino di reietto
e andare incontro a un fato migliore
del tuo perenne accarezzare il manto puzzolente e insanguinato dell'Impero totale.
Ma se vuoi cadere nella tua stessa trappola,
fa' pure,
ma lontano da qui.
Soprattutto lontano dall'Ellade
e da tutti gli altri suoi popoli fratelli.
Se vuoi fare il prevaricatore e il tiranno
va' altrove,
cerca altrove la tua terra di conquista,
altrimenti sarà di nuovo la tua rovina
per la terza volta in 100 anni.
Ricordati che nel torrione in alto a sinistra
in un mare sempre in burrasca
fà sempre la guardia
la prode Inghilterra,
e anche se molto lontano
l'America.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO

DUE STUDENTI DI FILOSOFIA (Ernst Bloch e Gyorgy Lukàcs)


   Due studenti di filosofia abitavano da tre anni nella stessa stanza, studiavano gli stessi libri e avevano pure gli stessi ideali, per non dire ogni idea identica. I loro amici li chiamavano "i gemelli", altri "i fratelli evangelisti".
   - Che ne dici di litigare ogni tanto pure noi? -  chiese Marco.
   - Mah! Dovremmo però prima metterci d'accordo su cosa. - gli fece Luca.
   - Mi sembra una cosa ragionevole.
   E' logico che così stando le cose non riuscirono a litigare per niente.
   Divennero entrambi molto famosi e ricercati, infatti FILOSOFIA è in primo luogo FILIA cioè amicizia.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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mercoledì 15 agosto 2012

DYLAN, CARO

Questo uovo di uomo
che il mondo ha covato
per vestire un giorno di poesia
che dall'estate è cresciuto
fino in America,
per farsi allegria di vento,
uva distillata
per la gioia delle radici,
per le foglie al sole di tutte le anime.
Dylan, caro,
ormai ti mangiamo tutti
quasi fossi il pane straniero
e misterioso
di questo nostro futuro di uomini folli
sempre alla deriva 
al largo di ogni patria...
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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SIAMO TUTTI FIGLI DI CONTADINI

Un pezzo di pane,
un bicchiere di vino,
l'uomo sa mischiarsi con la terra
il cielo
e il sole.
L'allegria dell'uva,
la follia del grano,
l'uomo sa farsi estate
e autunno
e vivere vestito di vento
anche d'inverno,
farsi nuovo a ogni primavera.
L'uomo accarezza il sole
e le stelle,
e si fa tutti amici,
è un figlio della natura pure lui.
La prossima volta,
e sarà molto presto, amico mio,
che mangi un pezzetto di pane,
bevi un bicchiere di vino,
ricordati del contadino
che è sempre fratello di tutti gli uomini
e ti fa bere il sangue della terra
ti fa mangiare la carne del mondo,
del cielo e dell'aria,
e ti fa campare
quasi fossi persino suo figlio.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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"PIANTAMI SOLO", DISSE IL FAGIOLO racconto contadino

"Piantami solo", disse il Fagiolo.
"Perché?", chiese il contadino.
"Se mi pianti insieme agli altri non faccio fagioli", disse il Fagiolo.
"E cosa fai?", chiese di nuovo il contadino.
"Niente, aspetto solo quel che fanno gli altri", disse il fagiolo.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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giovedì 9 agosto 2012

SON DIVENTATO ULISSE MIO MALGRADO

E chi se no?
Me ne son diventato Ulisse
mio malgrado.
Fosse stato per me
me ne sarei rimasto a fare il cane
seduto vicino alla cuccia,
a fregarmene se tornava il padrone
oppure no.
Eppure ora sono qui
legato a questo tronco di sonno
di tutta quanta la città
che non ce la fa mica a resistere
a tutto questo baccano 
di queste maledette sirene
che accalappiano tutti
e tutti divorano.
Ma il romanzo di carta è lontano
con la mia stanza rubata dai giuda,
Itaca non ha mai saputo chi sono
nè gli interessa minimamente.
Ho combattuto 10 anni della mia vita
sotto le mura di una Troia,
ormai distrutta e distante,
per riscattare la bellezza di Elena,
che non era neanche mia moglie.
Ma pure mi tocca tornare,
dove non so nemmeno io.
Son diventato Ulisse
mio malgrado,
mi tocca tornare e passare tutto questo
perchè un folle cieco poeta
possa un giorno raccontare qualcosa.
G. D'AMBROSIO A.

LA FOLLIA DEI PIEDI

La luce s'insinua sempre tra le meteore
dei nostri stessi piedi,
insegue musiche venute dal futuro,
purezze di cuore incassate dal passato.
E' la solita sbornia del mattino
che ci sprona a sorridere come un fiore,
a metterci all'occhiello
il nostro solito disamore,
per vedere se almeno più tardi
ce la facciamo a correre senza più pensare
tra tutti questi campi d'oro
del nostro folle ancora chiamare l'amore.
G. D'AMBROSIO A.