regala Libri Acquaviva

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sabato 28 settembre 2013

C'E' QUALCUNO CHE INSEGNA OLTRE L'INGLESE LA LINGUA DELLA NATURA?

    la natura parla una lingua sconosciuta. gli uomini sembrano comprendere solo le loro stesse preghiere. non si curano delle labbra di tutti gli altri esseri. eppure l'amore per la vita anche un fiore che spacca l'asfalto lo comunica. l'uomo sembra ormai vivere come il demonio all'inferno, non perdona più nessuno, non ha pietà più di niente. nemmeno di se stesso. gli rincresce solo di non guadagnare ancora così abbastanza sulla pelle di tutti gli altri. la natura che l'ha creato compresa.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

SI VA SEMPRE VERSO CASA

    si va sempre verso casa. tutte le poesie parlano in definitiva di questa nostra casa. tutte le filosofie. tutti i nostri sogni. in mezzo a una massa sterminata di palazzi di ferro, grattacieli di cristallo, agglomerati sterminati di plastica, lì c'è pure la nostra utopica casetta. solo che non è nostra, e dobbiamo combattere tutta la vita solo per arrivarci. ma anche se non è nostra e anzi ne siamo così lontani, ci sembra come per miracolo già di abitarci e di essere lì pure felici, con i nostri libri, i nostri progetti, tutte le nostre care cose che ci fanno riconoscibile e amato il mondo intorno a noi. siamo contenti di sapere anche solo che esista la nostra cara casetta... per il resto restiamo permanentemente in lotta, in aspettativa, in trattativa con le arzigogolate rotte del nostro stesso destino...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

lunedì 23 settembre 2013

LE RIUNIONI DI POTERE SONO SEMPRE SENZA UN POETA



riunione di 150 podestà
per dire che è in corso 
la rianimazione di un'anima ingiustamente perduta.
modesti uomini ripetono verità che sono di tutti.
ognuno ascolta in compassato silenzio,
tanto a nessuno tocca di parlare
eccetto i soliti 4 idioti patentati
da santa babilonia.
seguo in sacro silenzio anch'io
tramite internet.
con le parole si dice tutto ciò che si vuole,
pure che Gesù cammina di nuovo sulle acque.
ma i piedi dei falsi profeti sono di porco
e non galleggiano nemmeno sull'olio fritto,
e ognuno di loro ha un'amante in soffitta
e un lingotto d'oro nel vano ghiacciaia
del suo frigorifero.
lo scheletro nell'armadio
è invece di un contadino fallito.
i santi idealisti reggono come al solito il moccolo
senza mai capire un cazzo.
ognuno continua a contare come al solito
solo sul pasticciere di legittima competenza.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

TENTATO FEMMINICIDIO IN VIA PALMIERI



qualcosa sull'amore, e che cazzo!
e come no?
l'anima è così superba
che ha paura di andare persino in cucina
e gettarsi all'avventura
con due uova al tegamino.
lei tace,
lui le ha tagliato la gola
e le ha dato pure una botta in testa.
"non l'ha ammazzata per miracolo di Dio",
ha detto il barelliere dell'autombulanza.
due volanti dei carabinieri
e il maresciallo con la panza
che telefonava al giudice.
lui s'è barricato in casa
e rifiuta la resa.
"c'è poco da fare,
c'è solo da aspettare,
si arrenderà sicuro con la mezzanotte",
dice la psicologa del comune.
una straniera mi chiede:
"chi è l'assassino? uno straniero?"
"non lo so", rispondo io
e me ne torno a casa con il mio carrellino di libri.
un signore povero mi dice:
"ma tutto sempre in via palmieri deve succedere?"
io penso al mio amico giornalista ebreo
che stasera in via dante 
mi ha commissionato un disegno
con un gatto a 7 gambe, coda compresa,
con la faccia di Einstein.
oggi è la festa delle capanne
che ricorda la traversata del deserto
che mai è ancora finita.
domani i giornalisti ci spiegheranno
tutte le cose successe
che nemmeno loro capiscono.
soprattutto quelle dell'amore
che ogni tanto qualcuno gli fa perdere sangue
dalla gola e dalla testa.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

domenica 22 settembre 2013

MARINAI

la confusione dei mari
dentro i miei occhi,
quelli con le onde spaccate da tante navi
di ferro così pesante.
le stelle appese su di noi
che avevamo tutti i sorrisi
chiusi nella buatta dei nostri lunghissimi documenti,
la pendola delle scadenze
tutte piene di sbronze maledette.
la terra così popolata di pance piene,
il fuoco di fila per sbarramento.
siamo tutti stranieri in città,
compratori di sonni.
per mare non so chi siamo,
ma almeno è tutto così azzurro,
si diventa davvero tutti pazzi come i poeti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

QUEI GRAN GENII DEGLI ATTORI

signori attori come siete bravi,
basta che funzioni
la menzogna non l'abbandona più nessuno.
ci affezioniamo pure.
diventa noi stessi, proprio.
le nuvole dopotutto sono della stessa natura delle parole,
perchè inquietarsi eccessivamente?
viviamo tutti in una ressa dal valore astronomico,
chi volete che capisca a fondo la meccanica quantistica?
si va tutti a spanna, dopotutto.
indietro non si volta quasi nessuno,
la luce del passato è davvero abbagliante.
e il secondo tentativo, come il primo,
va quasi sempre lo stesso buca.
ma il secondo fa ridere,
per questo amiamo così tanto i genii.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

POTENZA DELLA LETTURA

si entra in un altro mondo,
un cielo
di tanti anni fa.
qualcuno racconta e già questo
è come una specie di miracolo,
poi ci accorgiamo che quel qualcuno racconta
proprio della nostra faccia,
dei nostri piedi storti,
del nostro occhio fioco.
la lettura allora ci appassiona,
devia il fiume delle nostre visioni
verso quella caotica città che è il non-detto,
dove stabilmente viviamo da quando siamo nati.
qualcuno ci tira una bastonata in testa,
qualcuno ci fa piangere, senza volerlo,
senza volerlo
quasi ci mettiamo a ridere.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

lunedì 16 settembre 2013

ANNI PASSATI IN CORSA

anni passati in corsa, correndo come pazzi da un manicomio all'altro, senza mai sapere l'ora, senza mai sapere il come e il quando. saltando barriere e ostacoli inferociti, cercando solo spazi aperti per continuare a correre, correre a perdifiato lungo le perfette direttrici dei fiori accosto le strade. sempre verso il massiccio monumento della nostra vita, altra bellissima opera d'arte della nostra matta natura. lungo il nostro sogno, lontano da questo maledetto mondo, a correre, quasi per non aver tempo di pensare, o avendone troppo per pensare a tutto e molto altro ancora. a fuggire sempre da ogni posto sbagliato possibile, e la chimera in tasca, e la carta che ci faceva invisibili, forse perchè troppo poveri, o troppo fessi, non so. malati di testa, certamente, abbonati perenni a tutte le false partenze di ogni città, anni giocati a scommettere su qualsiasi musa, anche la più scarsa, piuttosto che avere una vita normale, degna di qualsiasi formica o ragno malfattore. rondini mai contente, a volare sbalordite su qualsiasi discorso di fradicio ingannatore. a moltiplicare i pani e i pesci per i nostri amici, traditori anche loro, alla giravolta dell'angolo. e i fiumi sacri, e i santi profeti. che sparivano anche loro a ogni nuovo mattino. e questo mondo pieno zeppo di divieti, di steccati, di ladri. e sotto ogni fiore sempre quella maledetta erbaccia velenosa. ma a correre ancora, correre come pazzi, perchè questo benedetto manicomio davvero non ha confini, e l'unico sorriso sincero te lo dà sempre quella purissima strada spalancata perennemente davanti a te. e quei fiori contenti che ogni tanto vedi accosto lungo il tuo vorticoso continuo correre.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
 on www.books.google.com

KAFKA, IL PRECURSORE DI QUALSIASI BLOGGER

kafka, il precursore di qualsiasi blogger, vaga nella terra vivace di ogni blog, con la sua vita balzana di pneumatico gonfio di pensieri, di sogni interrotti, di primavere spezzate e mai più ricomposte, di nozioni affannose che non occorrono a nessuno, i nostri monumenti caduti, scavatori di mille vuoti nelle nostre povere anime. 
    comunque i ragazzi agiscono automaticamente, spinti dalle loro conseguenze di cuori graffiati. l'archivio del web che ingloba tutto e fa conoscere molto poco, ma in quel poco ci siamo anche noi, d'istinto, come al solito senza capire molto bene, con le mani a grattarci la testa, per via di quell'algoritmo così difficile e di cui mai veniamo a capo. la bussola ormai non ci funziona più, dopotutto tutti i nostri poveri ricordi sono ancora in formazione. per fortuna c'è la vita che continua come sempre a essere ricchissima di poesia. l'amore intanto appare, e scompare, come ogni buon fantasma cher si rispetti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
on www.books.google.com

domenica 15 settembre 2013

MARINA CVETAEVA

Marina Cvetaeva.

Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio:
sono gli alberi che vagano sulla terra notturna.
Sono i grappoli che fermentano in vino dorato,
sono le stelle che di casa in casa peregrinano,
sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso!
E io ho voglia di venire da te sul petto - a dormire
 
MARINA CVETAEVA 
 

da PensieriParole

venerdì 13 settembre 2013

LA GRANDE POESIA E' INTORNO A TE, AMICO

la grande poesia è intorno a te, amico, e in qualunque posto stai andando...

giuseppe d'ambrosio angelillo

la grande poesia è intorno a te, amico, e in qualunque posto stai andando...

SCRIVERE

SCRIVERE

"Scrivere è andare oltre, oltre se stessi, oltre gli altri, oltre il piccolo posto dove per caso siamo capitati, e vedere cosa c'è di buono per noi che ancora non riusciamo a sapere, se per scalogna o per pigrizia non abbiamo il coraggio e la forza di andare oltre. E questo benedetto andare oltre molti la chiamano Speranza".

G. D'Ambrosio Angelillo


SOLDATO ROCK

Soldato Rock

"In un mondo tutto pieno soltanto di generali della letteratura, pluriautomedagliati e impettiti come strateghi imbattibili, qui trovate invece un soldato semplice, senza truppe nè eserciti al suo comando, nè per fortuna nessun capataz o maledetto caporale a comandarlo. Lui si fa i suoi libri da solo, da sempre, li mette in giro e come viene viene. Va avanti e conduce la sua solitaria battaglia senza nessuna voglia di andare a vincere chicchessia, nemmeno se stesso. In una corsa di liberi cavalli nella prateria che senso ha arrivare primi? Ma poi c'è davvero qualcuno che arriva primo o secondo o ultimo?
Rock è la fantasia, la libertà, la passione e la forza che ogni artista ha dentro di sè. Unica sua vera e possibile disciplina"
SOLDATO ROCK
passaparola
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo

martedì 10 settembre 2013

FAVOLA DEL SERPENTE E DELL'ALBERO

"Chi zappa beve acqua, chi balla beve alla botte", disse il serpente di Zitantonio.
"E chi ti vuole bene ti viene sempre appresso verso la sua stessa malora", gli rispose l'albero di Severino.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL PENSIERO CAMPA LA CASA

"Il pensiero campa la casa, la chiacchiera la sfascia", diceva sempre Comparone.
"Quel che si architetta sfugge e quel che non si crede si avvera", gli diceva invece Comparino.
Erano due contadini scansafatiche, provetti ladri di mandorle. Le rubavano di notte con gli ombrelli aperti all'incontrario. Non furono mai scoperti perchè si muovevano sempre nelle notti senza luna, e dopo mezzo ombrello pieno tornavano a casa.
"Chi si contenta gode sempre e fa schiattare tutti i cani del padrone", dicevano poi l'uno all'altro.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

CASA CONTENTA

"Casa contenta e una fetta di pane", diceva sempre Cacasenno.
"Casa scontenta non la concerta nemmeno il diavolo ingegnere", gli rispondeva il cugino Rodoldino.
Erano entrambi contadini scapoli.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

BUKOWSKI, la saggezza al limite di tutto


IL SAGGIO SEMINATORE

"Semina in abbondanza e poi lascia pure fare a Dio", diceva sempre Nastasiddo lo Sciampagnolo. "perchè se non semini nulla, solo il nulla ti toccherà di raccogliere".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA SCUOLA

"Fa' tutte le cose come sei fatto tu stesso,
altrimenti o ti prendono per asino o ti prendono per matto", diceva la maestra Fasanedda ai suoi scolari.
Le rispondeva Giu-Giu, l'ultimo della classe:
"La scuola, cara maestra, promette certezza e manca la parola con piena sicurezza. Siamo tutti figli di pastori e contadini, la puzza della terra non ci abbandonerà mai".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

VINO E SOLE

"Il vino fa nascere il sole in corpo, l'acqua i rospi", disse Costantino Merindo.
"E vino e sole fanno bella la giornata, così bella che manco nessuno pensa nemmeno per sbaglio a impiccarsi", rispose Martino Colapesce, e tazzarono in allegria il loro terzo bicchiere di Primatino di Acquaviva.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

CI VUOLE FORTUNA IN TUTTE LE COSE DELLA VITA

"Ci vuole fortuna in tutte le cose della vita,
con la sola sapienza non campò nemmeno Platone",
diceva Manicaduncino, andandosene sempre in giro per il paese vendendo i suoi scarni bottoni alle contadine, con ogni tempo, sia con il sole che con la neve.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

lunedì 9 settembre 2013

GIUSEPPE NEL 1987, sull'uscio della sua casa ringhiera di via Lodovico il Moro, Milano

il contadino in città che fa?
quel che fa in campagna,
pianta alberi.
ma in molti glieli tagliano, e lui che fa?
li ripianta.
è proprio cocciuto il contadino,
pensa che tutto il mondo sia campagna
anche il deserto della più assurda città.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL CONTADINO E' TUTTO

"Quando sei aratro ara,
quando sei mulo tira,
quando sei contadino ara e tira",
diceva sempre Angola Mangiacapra,
massaro senza masseria 
ma famoso piantatore di peri selvatici.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO

NEL DUBBIO FALLO SEMPRE

"Buttalo pure torto il seme
che la terra te lo ributterà indietro sempre diritto",
diceva sempre Curzio Cuzzoloamaro, contadino senza terra e vagabondo di boschi.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO

domenica 8 settembre 2013

COSTRUISCI UN CASTELLO DI LIBRI INTORNO A TE: DIFENDI IL TUO SOGNO! LIBRI ACQUAVIVA


L'ARTISTA

    "Bussa e ti sarà dato, chiedi e ti sarà dato".
Ma l'artista è troppo vergognoso per bussare, troppo orgoglioso per chiedere.
   L'artista si preoccupa sempre del bene di tutti, nessuno escluso, ma il suo bene è sempre sconosciuto a chiunque. Eppure gli artisti sono il sale di questo mondo.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO 

venerdì 6 settembre 2013

IL VASO DI COCCIO

    Una volta un vaso di ferro cadde su un vaso di coccio e il vaso di coccio si fracassò in mille pezzi.
   - Per forza si doveva rompere, - disse Frangione l'oste. - Non s'è mica scansato.
    E capitò pure un'altra volta che un vaso di coccio cadde su un vaso di ferro e il vaso di coccio si fracassò ancora in mille pezzi.
   - Per forza si doveva rompere, - disse questa volta Frangione. - Ha commesso una palese ingiustizia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL SERPENTE E LA SUA CODA

        Una volta un serpente incontrò la sua coda e le chiese spaventato:
    - E tu chi sei? Non t'ho mai visto.
    - Bada a te! - fece allora quella. - Se t'azzardi a mordermi muori!
    - E come puoi minacciarmi debole e indifesa come sei?
    E senz'altro il serpe si morse a sangue la coda morendo all'istante.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

MONDO MODERNO

        Ad osservare con attenzione il mondo moderno si capisce benissimo che ogni cosa insegna la sua buona minuta saggezza all'uomo, proprio come ai tempi dei nostri antichi Padri. L'aereo ci insegna che ogni chilo ha la sua importanza. Il treno ci ricorda che anche un minuto e si può perdere l'occasione di una vita. La televisione ci ricorda sempre che l'uomo ha bisogno in primo luogo della compagnia del suo simile. La radio t'insegna che puoi parlare in un posto e molti in altri posti non visti se stanno lì ad ascoltarti. Il telefono invece t'insegna che anche le parole hanno il loro salatissimo costo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

FAMA E POESIA

    Una volta un giovane poeta così chiese al grande Goethe:
    - Vorrei tanto diventare famoso, Maestro, mi sapresti indicare la via più breve per arrivare al successo?
    Il Sommo Vate così gli rispose:
    - Caro giovane, vogliono tutti essere molto famosi, ma pochi vogliono essere Poeti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO