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sabato 21 giugno 2014

VIVA L'URUGUAY (Sulla partita Inghilterra - Uruguay)

Juan Carlos Onetti, e la sua macchina da scrivere

VIVA L’URUGUAY
(Sulla partita Inghilterra- Uruguay)

    Nemesi. Nemesi. Nemesi. Il campionato del mondo di calcio lo inventarono una volta in Uruguay. L’Inghilterra non ci volle partecipare perché ritenevano che i sudamericani manco sapessero giocare a pallone. Troppo ignoranti, troppo stupidi, e soprattutto troppo poveri. Neanche l’Italia ci volle partecipare perché riteneva quei popoli troppo lontani, politicamente nulli, quasi insignificanti. Poi qualcuno andò da Mussolini e gli disse:
    “Duce, ma gli italiani sanno giocare bene a calcio.”
    “Dici?”
    “Sì, Duce.”
    “E allora partecipiamo pure noi a sto cazzo di campionato del mondo di calcio.”
     E fu così che l’Italia cominciò a partecipare e vinse i suoi primi due campionati mondiali.
    Io non mi ricordo più cosa mi ricordo meglio dopo questa recita. Ma i geni sono sempre pieni di spirito. Comunque l’Uruguay ha il padre spagnolo e la madre italiana. Me lo disse Juan Carlos Onetti quando una volta mi parlò del Baal argentino che gli piacciono tutte le donne belle, soprattutto quelle povere e così si riempie le tasche d’oro e requisisce tutte le notti a disposizione per truccarle poi con la sua barba mediorientale. I vezzi degli uomini gonfi d’oro sono tutti strambi e male ordinati.
    Suarez comunque ha un castello in Uruguay tutto fatto di semi di pomodoro e lì abita ancora pure Juan Carlos Onetti e tutte le sue idee elette, da chi non importa.
    Il teatro in Uruguay è sempre fatto di cruda realtà e i suoi sentimenti sono atleti con tanto di regolamento dostoevskijano. Sanno leggere la Bibbia , scrivere il Talmud e masticano l’antica matematica di Pitagora come foglie di tabacco d’argento sempre fresche.
    “I maccheroni come li cucinano là?”
    “Con l’acqua che gli basta, sugo condito di mare e pasta fresca di nuvole. Condimenti di povertà contadina e volontà di titani. La crema a fine pasto non manca mai. Ti interessa?”
     “E’ sempre una patria lontana pure l’Uruguay.”
     “Tanto ci è andato pure Campana. E non mi risulta che ci aveva il biglietto.”
     “Non ne aveva bisogno. Era un poeta.”
     Cavani invece è uno spadaccino di casa risparmiosa. Frequenta bettole ben frequentate infatti ci va pure lui. Ha capelli fluenti e così gli piace pure a lui  correre nel vento come un antico guerriero Acheo.
    “Catenaccio e contropiede. E’ un secolo quasi che quelli si divertono così.”
    “Sono intelligenti come gli italiani ma non così stupidi da essere troppo furbi.”
    A Juan Carlos Onetti gli hanno fatto un miliardo di ritratti, l’occhio sbircioso e la mano sdegnosa. Ha avuto mille fidanzate ma non era così triste da spararsi almeno una volta. La carta era la sua sposa e ha passato la vita con quella. In televisione commentò una volta una partita di calcio dell’Uruguay ma disse che c’erano così tanti tifosi allo stadio  che era meglio rimandare alla partita successiva il suo commento metafisico.
      La partita successiva disse solo:
    “Viva l’Uruguay!”, e se ne andò per sempre in Spagna altrimenti lo ammazzavano per una questione di caporali.
     La folla gli rispose:
    “Viva l’Uruguay!”, e lo lasciò partire.
     La cosa finì lì.
    “E’ meglio attaccare da destra o da sinistra?”
   “Attacca pure da dove vuoi, l’importante è che fai gol.”
   “Io preferisco da dove si fa gol agli inglesi”.
   “Pure io”.
    Rodriguez è un grande maratoneta e torna sempre correndo a Atene per gridare che i Persiani  sono stati battuti, intanto fa tre o quattro gol a partita per tener contenti i suoi compaesani eccitati che vengono dalla provincia nella capitale a cercare le solite raccomandazioni.
   “E il modulo migliore?”
   “E’ quello lì”.
   “Quale?”
   “Quello che fa gol agli inglesi”.
   “Mi va bene”.
   “Ci hanno sempre così fottuto con i loro dannati frigoriferi per la carne, questi dannati inglesi”.
   Rodriguez si allena sempre al mattino a correre, a sera si perfeziona al biliardo per metterla sempre dentro perfetta.
   “Ancora corri, Rodriguez? La partita è finita. Gli inglesi sono battuti.”
   “Sei sicuro?”
   “Sì, l’arbitro è un pezzo che ha fischiato la fine della partita”.
   “Minchia, e io che gli volevo fare ancora un altro gol!”
   Rodriguez ha il cuore buono ma nessun pezzo d’oro in tasca, l’Uruguay gli vuole bene così, con la sua faccia di cameriere peones. E infatti gli inglesi li ha serviti a puntino.
   La notte lui non dorme e si fa un bicchierino di rhum  di pirata cubano. Nell’ intervallo sogna altre mille partite vittoriose contro gli inglesi e la sua corsa a cento kilometri all’ora verso la porta. Il portiere inglese è uscito ad ascoltare un discorso della regina e per caso non si trova mai lì. Suarez pensa sempre che la partita con gli inglesi sia sempre in corso, è il suo modo di manifestare l’alta razza del suo cuore di potente goleador.
   L’Uruguay ha sempre una tempesta per la testa e la logica non sa proprio dove sia di casa.
  Forse in Inghilterra, ed è per questo che forse hanno perso.
  Kakill al mio paese è un venditore di salami e formaggi, e ci ha pure un grosso camion. Non sto scherzando, potete controllare, è sempre lì il mercoledì mattina, in piazza Kolbe a Acquaviva delle Fonti, in Puglia.
    E me lo trovo lì, in una partita del campionato del mondo di calcio in Brasile a marcare Rodriguez. Non credo proprio che abbia venduto un solo salame e penso che manco con il formaggio gli sia andata meglio. Non ha incassato proprio nulla e se n’è tornato a casa con le pive nel sacco.
   Gli inglesi che ci hanno tutti gli idoli d’oro di questo mondo, potere pure e denaro a più non posso nel pozzo senza fine della Banca d’Inghilterra, con l’Uruguay hanno invece caricato tutti gli asini di mazzate e hanno ritirato a bordo la passerella della loro corazzata. Hanno fischiato la sirena e il buon Rooney ha detto:
   “Beh, dopo tutto, dopo tanti anni se lo meritano proprio, che siamo proprio noi inglesi a dir loro che l’Uruguay è una terra di campioni di calcio”.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "LA PALLA E' TONDA" racconti, Acquaviva 2014





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