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giovedì 5 marzo 2015


TEMPI POETICI DI MILANO
dormivo sempre fino a tardi. poi verso l'una mi svegliavo. aprivo la porta finestra sull'orto del retro e mi godevo il gran sole che a quell'ora si faceva trovare proprio davanti a me. mi ricordavo subito di Dostoevskij e mi prendevo in mano qualcuno dei suoi grossi romanzi, ne leggevo qualche decina di pagine e mi sentivo subito sazio. era quella la mia succulenta colazione che non mi invidiava proprio nessuno. la prosa del maestro russo mi riempiva di forza appena alzato. mi portava lontano e mi faceva anche un pò dimenticare la mia misera condizione di quei tempi di studente un pò fallito e un pò sognatore professionista. poi era la volta dei greci, uno qualsiasi. Protagora, Platone, Diogene. i greci mi facevano ridere a quei tempi come pure ora. sostenere che tutto era acqua o fuoco o terra o aria a me sembrava una ciclopica barzelletta. io la pensavo esattamente come loro, la vita era una tragedia e proprio per questo bisognava bersi di prima mattina un buon bicchiere di vino forte per avere il coraggio di mandare al diavolo il primo dio che aveva l'ardire di presentarsi davanti. in quella casa dove abitavo, sul naviglio grande, era piena di matti e proprio uno di loro mi si presentava davanti. "che ora è?", mi chiedeva. oppure: "mi dai mille lire?". come fare a non mettersi a ridere davanti a simili domande metafisiche?
poi mi mettevo a pensare alla mia innamorata, un'altra matta forsennata che sempre mi lasciava per poi ritornare infallibilmente dopo sei mesi. ero arrapato abbastanza dopo tale periodo per non mandarla mai indietro. non so se fosse innamorato di lei il mio corpo o la mia anima, ma dopo tutto non me ne fregava niente di saperlo precisamente. 
di notte mi veniva la luna alla finestra e la credevo una delle mie più grandi ricchezze, che mai nessun gaglioffo sarebbe mai riuscito a sgraffignarmi. per geografia studiavo il mappamondo e new york, dove un giorno mi sarebbe piaciuto molto andare a fare il poeta. gli americani mi sono sempre sembrati gente più seria degli italiani, e così nella mia fantasia ho sempre creduto che facessero campare più civilmente i loro poeti, magari pagandogli ogni tanto almeno un caffè, cosa che gli italiani si scordano  sistematicamente di fare.
    me ne fregavo di tutto in definitiva e questo mi tranquillizzava almeno un pò. con la fantasia poi scrivevo e riscrivevo a piacimento la mia squallida vita. per questo son diventato romanziere. per essere un re anche se sono nella realtà il più squallido pezzente. in questo Milano mi aiuta molto, qui nessuno mai conosce nessuno e così ognuno può essere tutto quello che vuole, anche il mahatma Gandhi. 
facevo sempre le stesse cose. e così  le giornate erano sempre uguali, mi dava questo una certa aura kantiana. mi è sempre piaciuto avere a che fare in una maniera o nell'altra con i filosofi. mi sono pure laureato in filosofia in 7 settimane e mezzo, poi come mi diceva malinconicamente mio padre: ho appesa la laurea al muro di casa e non ne ho fatto più niente. ma l'arcano è proprio qui con la filosofia: non ci puoi fare proprio niente perchè l'autentica libertà molto stranamente consiste proprio in ciò. che fa il gatto? niente, eppure campa e non esiste filosofo più dritto di lui. 
il tempo poi serve per la Speranza. si aspetta e si aspettano appunto le cose migliori, che arrivino o non arrivino è secondario. l'importante è aspettarle.
il profumo della vita è più potente di qualsiasi filosofia, e bisogna quindi agire di conseguenza. amare (tutto quello che si può), mangiare (il minimo), dormire (finché non ci si svegli automaticamente).
dubitare di tutto poi ti salva dal fanatismo, e quindi dalla relativa morte morale. la metafisica del dubbio consiste in pratica nell'essere artista. la vita è un esperimento artistico che è già perfetto in sè (qualsiasi cosa succeda). (Spinoza e gli artisti italiani del Rinascimento).
fare e facendo farsi. (Jean Paul Sartre).
in tasca ho il vino e la vigna.
Milano non è Atene, ma per me ci somiglia molto.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

Cartoline di Milano, 2015


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