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sabato 30 maggio 2015



















FAVOLA DEL ROSPO CHE SI CREDEVA UN RE

un panino con la mortadella, due uova fritte e un'arancia. un vero pranzo da re. che sia un rospo chi se ne frega? tanto son pure futurista e lo posso fare. ho una catena di montagne all'orizzonte, un vestito da vescovo fallito in cantina, e un brogliaccio di spettacolo teatrale che non vale proprio un cazzo. viva la verità e viva pure la mediocrità! sono un rospo che se ne sta seduto al suo tavolo di lavoro e davvero non rompe il cazzo a nessuno. non vi piacciano i miei libri? il dottore non vi ordina mica di comprarli per forza, io nemmeno. tutte le mie strade sono scalcagnate, esattamente come me, così andiamo d'accordo non c'è proprio malaccio. mi piacerebbe anche a me possedere un'armata di carri armati americani e invadere la germania e vedere di nascosto l'effetto che fa. ma un cane nero mi guarda fisso da un bel po' e io non sono mica tranquillo. sono di un verde smeraldo come uno stagno putrido e mi gonfio a piacimento come una vacca, ma non voglio correre il rischio di scoppiare come un idiota e allora mi trattengo un pochetto. a gonfiarmi, voglio dire. mi piace starmene nell'acqua limacciosa e confondermi con il mondo di sotto. roteo i miei occhi a palla come minchia vogliono loro e vedo tutto quello che voglio vedere e anche oltre. mi metto i miei guanti di velluto verde acceso e così do corrente pure a tutte le stelle del firmamento. e poi tutti quei soliti trucchi del tempo di cui noi rospi siamo dei veri maestri. le fidanzate d'oro che arrivano e strillano di felicità per il grande ritrovamento del principe fuori di testa e bastonato senza pietà dalla strega maligna di turno. e dopo l'orrore il piacere, e dopo l'obbrobrio la bellezza, cosa ci può essere di più favolistico? una volta mi hanno messo perfino nella calza della befana, pensate un po' voi! 
    io sono un bel rospo ma la strada di casa è davvero secondaria e fuori dal mondo. non so, ultimamente mi son messo a sperare nella fortuna, e così immagino davvero tutto quello che voglio. anche di essere un re e di mettermi a saltellare in una minestra di carote e rape davvero squisita. ma la cruda verità è che vivo di aria, come ogni buon rospo di rispetto. zompo con la mia gobba verde nella bruttezza assurda della mia vita e leggo qualche foglio strappato di giornale buttato per strada, dalle vaghe notizie che leggo non è che al resto dei rospi del mondo vada tanto meglio, così saltello ancora un po' nell'erba umida e mi metto il cuore in pace. 
     "quando se ne va questo disgraziato?", borbottano tra di loro i miei vicini. i monti non si muovono e nemmeno io, penso io. la città non ne vuole sapere di me. ma io tutto sommato mi sento bene in tutto questo mio verde. anche l'acqua è felice, mi dicono, di essere azzurra. io sono re ma se non so dove diavolo è andato a finire il mio splendido regno che colpa posso mai avere io? io sono solo un rospo dai mezzi molti limitati, e se quel cane nero la smette di fissarmi con rancore io davvero potrei essere il re più felice del mondo...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO  




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