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lunedì 22 giugno 2015


L'EBREO ERRANTE

mi dovete prendere per quel che sono, amici cari,
che vi posso dire?
son chiuso a mille chiavi nel mio giorno di neve,
vengo da quel lontano paradiso
da cui fu cacciato una volta pure il nostro padre Adamo,
che sia benedetto per sempre il suo nome,
che ci posso fare?
covo nell'acqua il sogno perfetto dell'umana perseveranza,
non sento lutti perché non conosco il male,
sono un ragazzo senza cavezza, senza padrone, senza maestrale,
non dormo mai perché son sempre affacciato
a quella santa finestra della vita,
devo camminare sempre 
sull'angusto terreno delle mille imposture,
che ci posso fare?
avanzo in una foresta di superbia
e sono sasso, cane, anima fuggitiva,
che vi posso dire?
andrò sempre così perché così son fatte le mie dita,
la mia anima, e l'onda scura del mio coraggio,
sono una semplice figura del presepe mio,
non chiedo niente né pretendo mai alcunché,
vado alla rifusa avanti con la parola del mio destino,
vivo in mezzo a una folla che mi crede invisibile,
vado verso quel paradiso che tutti gli uomini
misteriosamente cercano
senza sospettare minimamente che ci siamo già tutti dentro,
in questo santo paradiso
di nome amore della vita,
con la misera mercede dell'antica fede avita.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

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