ALLA FIERA LETTERARIA

Alla fiera letteraria si mise ognuno a leggere la roba sua.
Ognuno leggeva e non ascoltava altro che la roba sua.
Nessuno ascoltava l'altro. Ognuno ascoltava solo se stesso.
"Che ha detto quel sorcio?", chiese un critico.
"Che gli piace il formaggio", rise il suo amico.
"E quella cornacchia? Che ha detto quella cornacchia?", disse un altro luminare.
"Cra cra. E che altro poteva mai dire?", disse il suo portapenne.
"E quella gallina? Che dice quella gallina?"
"Che cerca sempre il gallaccio suo ma non lo trova".
"E perché mai?"
"Se lo sono già mangiato arrosto e stasera fanno in brodo pure a lei!"
"Ah!Ah! Ah! Questa sì che è buona!
"E il porco che dice? Che dice quella massa di lardo?"
"No, no, amico mio. A quello conviene lasciarlo stare, è il presidente di tutti noi letterati, e se s'offende quello è capace di licenziarci tutti e di mandarci per strada a fare gli spazzini, per ramazzare via nella spazzatura tutte le frittate che gli prepariamo per farlo stare sempre a pancia piena così contento lui e è pure contento il fine sentimento nostro", disse il critico e si coprì la faccia col giornale del giorno dopo di cui lui era l'egregio eccellentissimo supermegadirettore...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO