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martedì 12 luglio 2016


FAVOLA DEL CAPO GHIBELLINO E DEL CAPO GUELFO

Lo capo dei Ghibellini, tutto protesta, libertà e sommossa popolare, feroce critico di tutti, puranche di sé medesimo sottoscritto, così disse allo capo dei Guelfi, suo acerrimo nemico politico:
"Ma chi sei? Sei lo servo ottuso del sagrestano e gli suoni pure le campane aggratisse! Maledetto tuo e chi t'ha venduto mai la mortadella del panino ammuffito de li pensieri tua!"
"E tu chi sei? A chi gli pari l'orinale bucato? All'imperatore della Cina o a quello di ferro arrugginito di Germania? Maledetto a te e a chi ti dà mai ragione!", gli rispose allora lo capo Guelfo.
"Senti, tanghero, io son del partito mio e non servo a null'altro che al gargarozzo mio! Per tua norma e regola, e se ce l'hai pure per lo tuo arbitrio arzigogolato!", disse allora lo capo del Ghibellino.
"Hai detto gargarozzo? Io pure ce ne ho uno, ma non è che i partiti nostri è solo uno e noi non ne sappiamo manco niente?", disse lo Guelfo.
"Hai detto giusto, fratello mio! Siamo liberi pensatori tutt'e due e manco ce ne accorgiamo perché ne pensiamo davvero troppe!", disse lo Ghibellino.
E fu così che si abbracciarono da eterni nemici e fecero pace, ma non per la politica, solo sul niente del loro affare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO  

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