regala Libri Acquaviva

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domenica 28 agosto 2016

L'INTUIZIONE DI UN ISTANTE


L'INTUIZIONE DI UN ISTANTE

una marea di bare,
attorno la solita commedia umana
ammantata stavolta di tragedia,
la terra ha tremato e molte vite ne sono state travolte,
la realtà misera della nostra condizione 
presenta il suo salato e triste rendiconto a tutti quanti noi,
non siamo nulla a questo mondo,
polvere eravamo e polvere saremo
ma nel frattempo, ho pensato per un secondo,
davanti a questo drammatico resoconto in tv,
forse faremmo meglio a volerci un po' più di bene.
ad aiutarci di cuore un po' di più tra noi.
è stata l'intuizione di un istante
che è penetrata possente in tutta quella rappresentazione,
quasi surreale e enigmatica,
tra uomini distratti come al solito,
anime affrante e inconsolabili,
chiacchere oscure,
apparenze incomprensibili,
sassi informi,
maschere,
armature medioevali,
e mani, mani, mani, mani innumerevoli
che anonimamente aiutavano.
ho capito per un istante che esiste qualcos'altro
oltre quello che si vede che esiste,
l'uomo nella sua tragica realtà
e il suo cuore nella sua nascosta bontà.
io ho visto questo per un istante interminabile
che mi ha fatto sentire fratello con tutti,
con l'ipocrita che finalmente si commuove,
con il vigile del fuoco seduto 
ai piedi della ruota del suo autocarro soccorritore, 
del tutto stremato di fatica.
io ho visto questo,
gli altri vedano pure tutto quello che vogliono vedere. 
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 26 agosto 2016

IL GRANDE CUORE DELL'ITALIA


IL GRANDE CUORE D'ITALIA

anche la mano sinistra si guadagna la pagnotta,
anche il mignolo aiuta a bere il bicchierino di grappa,
sulle spalle dell'Italia ne pesa di dolore
anche se per sua natura il popolo è allegro,
per arte e per poesia siamo abituati però
ad alzare il passo e andarcene oltre.
oggi è il giorno del dolore e del pianto
e come al solito ci sorprende la faccia di ferro
del nostro destino quando ci fa cadere
nelle rovine e nelle macerie.
l'occhio si abbassa 
e non ne vuole più sapere di guardare lontano,
con la catastrofe si inabissa,
per oscuro maleficio, anche ogni orizzonte,
anche il domani si tinge di fosca sofferenza,
i cavalli perdono la corsa
e i gatti gli occhi scintillanti,
rovina a terra anche l'anima, come le case crollate,
e la loquela comune chiude di colpo la sua bottega fiorente,
anche lei se ne va a fallimento,
qualsiasi bella cosa si riesca a dire.
lo spavento zittisce ogni colorata speranza.
il petto di ognuno si fa alquanto debole,
le serpi ordinarie, insensibili come sempre a ogni umanità,
strisciano nell'ombra e non si fanno vedere.
il fondo di ognuno stride
e si china ogni fiore sulla strada,
l'acqua della montagna scende più lenta,
è colmo il lago del dolore
e c'è bisogno di ogni appiglio,
di ogni dono,
di ogni compassione, vicina e lontana,
di ogni solidarietà
che il grande cuore d'Italia si possa mai inventare
nella sua proverbiale e possente creatività.
anche chi tra di noi è angelo o santo
si aggira affranto senza più voglia di niente.
molti sono morti,
moltissimi non hanno più niente a questo mondo,
nudi come sono nati
si vedono immobili senza sapere più cosa fare.
ma anche dal dolore più profondo,
a toccarlo, viene fuori calma e forte una mano che t'aiuta,
una pagnotta,
una povera coperta,
un bicchierino di vino.
ecco: ora ancora tocchiamo con la mano sinistra,
forse appena col mignolo,
l'acqua della vita
che riprende a scorrere piano dentro di noi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

mercoledì 17 agosto 2016

non si va in Paradiso senza il permesso dei Santi
ma il Paradiso non è dei Santi, è di Dio.
GDA
lo sport più bello del mondo
è quello dei bambini quando giocano.
GDA

sabato 13 agosto 2016


CAVALLI NELLA SERA

questo secolo sta scavando forte nella povertà
trovando strani bambolotti usati
che fanno i bracconieri filosofici,
mandando i furfanti nell'infinito
per vedere cosa mai succede,
ma nelle pause dello spettacolo mondiale
i malandrini sgraffignano quel che possono
e si fanno pure un'ottima pubblicità
con provette ultime notizie sempre di ottima qualità.
parole di cieli falsi buttate per scherno
sempre nelle case degli altri,
per certificare l'inferno
che ti può perfettamente dare anche una sola parola
d'incerto paradiso televisivo.
io ricordo come una volta i contadini
guardavano il cielo stellato
dopo una giornata di duro lavoro,
anche loro erano poveri di brutto,
ma sorridevano e non ingiuriavano nessuno,
erano contenti dei loro covoni,
dei loro tini rotti da riparare,
dei loro cavalli che nitrivano alto anche loro
nell'aria calma della sera,
trottando forti verso casa.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

CERTI TIPI DA BAR

ci sono giornali con gambe molto svelte
che inseguono le bottiglie vuote
di quel che pensa la massa,
uno spettacolo fantasmagorico
che mette stucchi sui volti delle anime
e fa inchieste su misteri che non inchiodano proprio nessuno,
sono solo fantasmi che non si ricordano mai niente,
uomini sconvolti che hanno perso per sempre
il senso della corsa,
la loro firma
e parecchie consuetudini umane.
uomini che giudicano 
ma che non vengono mai giudicati
perché di mestiere fanno solo l'ahimè al bar.
un odio atroce in un  occhio
e un bastone nell'altro,
sono fantasmi come i loro antichi dolori,
capiscono molto bene le ombre
e anche i morti,
che non gli rispondono mai
perché ormai non hanno più niente da dire.
tutto proprio come piace a loro
e ai loro cari giornali.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
li attiro quei matti
che si affezionano alle loro lacrime
piuttosto che agli amori che le hanno provocate,
sono una specie di cedimenti strutturali
che fanno di un traghetto dismesso
una potente nave da guerra
per sfondare a cannonate
le loro stesse mura domestiche.
case strette ce le abbiamo un po' tutti
ma non c'è bisogno di radere al suolo il Duomo
se non abbiamo più voglia di pregare.
io li attiro quei matti
che urlano al mattino quasi fossero il gallo del casolare,
non ci posso fare proprio niente
mi vengono dietro e mi odiano
anche se io non so nemmeno che numero di canale
è la televisione che guardano sempre.
le loro matite sono mitragliatrici,
i loro quaderni piazzeforti deserte
che fanno considerazioni per ogni tipo di vendetta possibile.
l'odio è una volpe svelta
che sempre si presenta a ridere
quando crolla una fede.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


SVEGLIA IL CAVALLO

sveglia il cavallo
e la tua mente stretta,
non puoi perdere ciò che non hai mai avuto,
tu sei una musica che non ha consistenza,
il tuo servo ti porta solo il caffè necessario
per soffrire,
per dire al tuo cuore che c'è ancora
con un filo di amaro e un cucchiaino d'amore.
non ti serve di più per capire
che non sei quella montagna di meriti
che ti figuri chissà che
e invece non esistono neanche.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


c'è chi crede che l'esistenza sia un granello di polvere
del tutto incosistente,
non vede l'infinito esploso che lui stesso è,
quella montagna di stelle alzata nel cosmo
dove maturano le uve più dolci,
quella terra nera dove Dio in persona 
tira i suoi solchi pieni di vita,
proprio come questo quartiere di poveri
in fondo alla città,
dove noi camminiamo come giganti di ferro
in mezzo a cattiverie così fasulle e inutili,
dove le nostre pene bruciano
in mezzo al fumo denso
di tutte queste buffe chiacchiere da nulla.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 12 agosto 2016


RITORNO A ITACA

nella tua Itaca dura dovrai ritornare,
a raccattare la legna
che d'inverno non hai bruciato,
a navigare nelle acque
che dal cielo sul tuo capo son piovute,
non ti vogliono lo sai,
anche il cane s'è perso
così cieco e vecchio com'è
ma comunque è lo stesso lì
e non si muove.
andrai di nuovo ad accendere
tutte le care fiaccole dell'assurdo 
di tutte le cose della vita,
non puoi fare altro,
nella tua Itaca addormentata
dovrai di nuovo ritornare,
ancora per sparare a mitraglia
al tuo stesso povero cuore,
che non dimentica, non si traveste, 
non tradisce mica.
nella tua Itaca in fiore
dovrai di nuovo ritornare,
sempre dello stesso identico colore
accenderai quel tuo solito treno
che corre come un cane cieco
sempre alla sua fissa fedeltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
FAVOLA DI UNO STRANO CAPRONE MILANESE

se Milano mi cadesse in una mano
come una caramella o una parola santa,
se mi venisse in mente come una bibita per bermela tutta
in un sorso solo,
come un'acqua zuccherata o lo sguardo di una madonna,
io sorriderei per il mio marciapiede contento,
pieno forse come un orco di tutta una fiera di burattini,
e lì io mi metterei a cercare una dolcezza universale,
mi accenderei come una lampadina su un comodino povero,
se la mia Milano finalmente ce la facesse
a costruire un treno
e farci salire proprio tutti,
come un giorno fece salire me ragazzo,
e regalasse a ognuno il proprio posto giusto,
io mi metterei a volare come un angelo pazzo,
e mi metterei a suonare un violino,
proprio come il caprone che sono,
che cammina
nella sua solita squallida periferia
ma pensa sempre di starsene a vagabondare
per le più belle piazze sul lungosenna di Parigi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL SENSO DEL FONDO

il senso è in fondo al libro,
come lo zucchero sta in fondo alla tazza,
ma l'amaro del caffè è buono pure lui
come al principio un libro senza senso.
GDA
accendi una luce
sarai già in buona compagnia,
la tenebra la prima cosa che ti dice
è che sei proprio solo.
se non mangi almeno bevi,
se non puoi fare del bene
almeno non fare del male.
il carbone o lo bruci o non lo bruci
ti tinge di nero lo stesso,
così se ti hanno fregato
cerca almeno di accenderti un fuocherello
a casa tua,
dove tu sei re e tu sei il servitore,
e se ti va di essere felice
balli e canti
e mai nessuno ti può obbiettare qualcosa.
GDA 
ogni studio ti promuove
ma la scuola dell'arte è un bel po'
che l'hanno abolita,
nella città dei buffoni
il buffone è sempre il preferito,
così se cerchi gloria 
allora è mille volte meglio
che te ne vai a vendemmiare nelle vigne altrui,
ogni ubriacone, ogni ladro
ti darà tanti calci nel culo
che ti faranno arrivare più in alto di tutti.
GDA

OGNUNO FA IL MESTIERE SUO
MA LA VITA E' IL MIGLIORE DI TUTTI

il fumo t'ingrippa il cervello
ma ti fa ragionare pensando all'arrosto,
l'arte ti svuota la pancia
ma ti fa matto e ben felice,
l'acqua e il fuoco ti riempiono la vita,
comunque vada c'è sempre da fare.
ogni uomo cerca lo zucchero suo
con o senza tazza,
ogni vino il suo bicchiere
con o senza compagnia.
e anche chi s'è fatto prete pecca almeno 7 volte al giorno.
GDA

gatto che legge
cerca il topo,
 il briccone 
aiuta sempre chi è più briccone di lui,
il diavolo aiuta tutti
e sempre incassa forte.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

OGNUNO HA IL SUO PROVERBIO

al cattivo camminatore
tutte le strade son sbagliate,
che sia mare o che sia scoglio
è sempre bene che me ne stia a casa mia.

al buon marinaio
ogni vento è quello buono,
che sia barcone o che sia veliero
al prossimo porto mi voglio proprio sedere
e mangiar qualcosa.
GDA
Il Castello ti tira macigni,
la capanna pagliuzze di nessun conto,
il bene vince il male
e il male vince il bene,
chi è arrivato a raccontarla
almeno la racconti giusta.
GDA

DIALOGO TRA UN GRANDE CRITICO LETTERARIO
E IL SUO VICINO DI BANCO


"Non ne so niente, ma ti interrogo su qualcosa lo stesso".
"Chi proprio non ne sa niente cominci per primo a raccontarne".
"Se mi saprai raccontare tutto, la fortuna ti farà ricco e tutta la città si toglierà il cappello davanti a te".
"Il sacerdote ti promette la felicità eterna, ma non ne sa niente manco di quella terrena".
"Io fui marito di tre prostitute ma di bambini non ne ebbi manco uno".
"Dove ci sono papere sguerce ci sono gran schiamazzi senza manco un carlino di guadagno, dove non ci sono amori ci sono solo dolori senza tesori".
"Io sono il più saggio della terra senza mai aver letto un libro intero in vita mia, il libro che poi ho scritto non ce ne sono pari in tutto il mondo".
"Se non si loda da solo, lo sbrodagliano gli altri".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

sabato 6 agosto 2016


FAVOLA DELLA MODERNA POESIA CONTEMPORANEA

tutti i poeti che pensano all'amore, ai grandi ideali,
al fiore e al violino,
quando invece la maggior parte degli uomini
pensano a mangiare, spolpare, mordere e spiluccare,
e a far poi una buona digestione,
al pantalone e alla cravattina, alla giacchetta e alla scarpina,
e poi al rosolio e al pentolone di domani mattina.
e i poeti ancora lì a fare fru-fru, fri-fri, giù-giù,
e a pensare all'anima, alla storia,
alla grande peregrinazione dello spirito eccelso,
muto e sempre squattrinato, ahimè loro,
e quasi tutti gli altri uomini
che se ne stanno lì a meditare
sul gran lettone, sulla ganza da rimorchiare,
sulla bella ballerina da mandare nel pallone.
sognate, sognate, poeti miei,
voi sognate
e sotto il vostro naso i furbini raccattano gli zecchini, i pinoli
e per finire verso sera 
si sparano un piattone di squisiti ravioli.
poetate, poetate, menestrelli miei,
voi poetate
e gli altri s'abbuffano di gnocchi, timballi e canestrelli vari,
si rilassano i loro arguti zebedei.
e a voi se va bene vi assumono a zerbini
davanti ai profumatissimi salotti loro.
Alè! Che gran bello riconoscimento!
Che gran bella soddisfazione!
A voi la gloria di cartone,
e a loro tanti bei dobloni d'oro,
la sorca,
e l'intervista in televisione.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

ALLA BOTTEGA DEL GALLO SOGNATORE

nel rissoso alveare del tempo
c'è un bottiglione pieno di visi
dove mi ubriaco di mille storie.
io sono un credulone della gente fasulla
perché in quella massa di fieno
può pure capitarti di incontrare la spiga d'oro
del genio incomprensibile della vita.
e tra un sonno e l'altro
non corri più il rischio
di non voler conoscere più nessuno,
se all'anima tua barocca di gallo sognatore
gli dona spesso un fiore 
le labbra invisibili dell'anima umana.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 5 agosto 2016



FAVOLA DEL GRILLO CANTERINO

    c'era una volta un grillo che saltava e zompava allegro,
poi volava, e a notte fonda poi si metteva a suonare il mandolino suo.
    di prima mattina passò accanto a lui una gallina e lo beccò, gli ferì una zampina.  ma seppur menomato il grillo riuscì lo stesso a volarsene via.
    "maledetta gallina da vecchio brodo che non sei altro! sei sciancata tu e vuoi sciancare pure a me, ma io zompo canto e volo, se mi meni a una zampina io resto sempre grillo, libero e canterino, ma tu, vecchia carcassa da forno arrugginito che non sei altro!, rimani sempre gallina e dal piatto in tavola di quel triste padrone tuo, non riuscirai mai sfuggire qualsiasi cosa tu possa congetturare al danno mio!", le gridò dietro il grillo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


FAVOLA DEL DOVERE A OGNI COSTO

"io vado alla battaglia fiero e forte
e se caso mai c'è da farmi ammazzare m'ammazzano
e così sia,
anche se devo confessare che non so mica bene 
che minchia c'entri io!
ma il mio dovere lo centro sia quel che sia",
disse una volta un cavallo all'asino.
"a me, fortunato, alla battaglia non mi mandano
ma pure a me se caso mai c'è da farmi ammazzare di fatica
m'ammazzano,
anche se devo confessare che non so mica
cosa c'entro io.
e se devo confessare un'altra cosa ancora,
pure a me che il dovere non so mica cosa diavolo sia",
gli rispose l'asino.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

FAVOLA DELL'UMILTA' E DELLA SUPERBIA

"più umile ti fai
e più bastonate ti danno, malabestia che non sei altro!
davvero non te ne accorgi,
ignorante che non sei altro?",
disse una volta un cavallo a un asino.
"e te? che te ne vai così superbo e inalberato?
più grande e più tronfio ti fai
e più ridicolo agli occhi miei mi sembri,
te, che vai dicendo che sai proprio tutto,
non ti rendi mai conto, gran sbruffone che non sei altro,
che più lauree prendi
e più dimostri che non capisci proprio niente!",
gli rispose tranquillo l'asinello.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

FAVOLA DELL'AUTOSUFFICIENZA DEL POETA

la mia vita è proprio la mia vita
ed è tutto quello che ho,
mi basta e avanza 
come se possedessi tutto il mondo.
avanzo e semino quel che so,
che altri siano più bravi di me:
che lo siano, buona fortuna a tutti loro,
la questione mi lascia tranquillo in egual misura,
che sia io il più bravo
me ne frego più di prima.
son me stesso proprio come sono io,
i fastidi li lascio al completo tutti agli altri,
mi basto e mi avanzo a me stesso
molto più di quanto io stesso mi possa mai immaginare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

mercoledì 3 agosto 2016


FAVOLA DELLA GUERRA E DELLA PACE

partono in quarta al giorno d'oggi
gli scudieri di varie specie per una guerra
che loro agognano e sperano che sia presto combattuta,
ma sono tutti armigeri di belle e altisonanti parole
a sapienza e a conoscenza son belli scarsi,
avranno pure aperto qualche libro
ma di quelli avanzati in biblioteche in disuso
o persi sul tram alla meglio,
loro sono specialisti di caserme immaginarie
di esercitazioni militari in alto mare di furente fantasia,
per conto mio sono pure un po' scarsini a fare l'amore
altrimenti penserebbero ad altro
o in questi foschi argomenti andrebbero più cauti,
raccontano le leggende, le fiabe e altre storielline
che una guerra la sai bene come la cominci
ma come la vai a finire è solo nelle insondabili decisioni
degli dei e del destino, che tu non comandi 
e mai comanderai,
poi muore l'amore, muore il bene,
solo il male e la morte avanzano su tutti i fronti
e l'hanno vinta comunque vada.
può essere falciata la montagna segreta e il deserto colorato,
può pure essere falciata la piramide di mogano
e la torre d'avorio.
così l'uomo spenda una parola in più,
le parole da sole non hanno mai ucciso nessuno,
si vada a un tavolo, 
meglio con qualche bottiglia di vino sopra,
si pensi, si mediti, si trovi la soluzione,
si dia al povero quel che gli spetta,
si tolga al ricco quel che ha trafugato.
si riempiano i granai portatori di vita
si svuotino gli arsenali portatori di morte,
come ben disse una volta il vecchio Savonese.
possibile che dalla storia non s'impari mai niente.
si riponga la spada, si sfoderi il sorriso.
la vita è cara a ogni uomo.
si lavori per un destino fortunato per tutti.
GDA
l'emozione è tutto,
ogni giorno si nuota in un mare di presenze,
immaginarie, reali, inventate di sana pianta, 
vuote, piene, glaciali, roventi, invisibili.
ogni giorno si abbraccia il mondo
e qualcuno dentro di noi sorride e si commuove.
ogni giorno ci muoviamo verso qualcosa
verso qualcuno
che semplicemente ci chiama.
ogni giorno abbracciamo il corpo della vita
e sentiamo una voce che ci parla,
una mano che ci accarezza,
un cuore che ci ama.
anche di notte nell'oscuro
il nostro letto naviga in un mare di presenze,
anche se noi come nostro solito dormiamo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

martedì 2 agosto 2016

la vita che sgorga dall'albero di città
a volte ti taglia un dito e te lo fa sanguinare,
a volte prendono in giro anche i bambini
dando loro pagnotte di legno
invece che di grano,
la vita pesa qui
sulle nostre spalle,
i bambini chiedono giorni calmi
per camminare facile in città,
ma come è difficile portare gli uomini alla semplicità,
essi nutrono di ottima farina l'inganno,
gli offrono il vino migliore,
in tutte le contrade,
molti di loro pensano perfino
che l'inganno sia un Dio
e mettono al suo servizio le loro parole più affamate
e più voraci.
molti uomini si confidano più con l'inganno
che con se stessi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO